giovedì 28 aprile 2016

INQUINAMENTO FIUME PESCARA

INQUINAMENTO DEL FIUME PESCARA: NUOVI CONTROLLI
La Guardia Costiera sequestra altri due impianti

Pescara 28 Aprile 2016 Ininterrottamente portata avanti sin dalla scorsa estate, la campagna di tutela ambientale condotta dalla Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Pescara sull’intero alveo del Fiume Pescara, per accertare quali siano le principali fonti d’inquinamento del porto e del mare, fa registrare nuovi risultati: di fatti, dopo i sequestri dei depuratori di Manoppello e Lettomanoppello - Santa Liberata, oltre che di uno scarico diretto fognario in località Villa Raspa di Spoltore, sono stati posti sotto sequestro in data odierna, su ordine dell’Autorità Giudiziaria, due impianti di raccolta dei reflui fognari ubicati in frazione Palozzo del Comune di Cepagatti ed in località Villa Badessa del Comune di Rosciano.
In entrambi i casi si è trattato di una scorretta gestione di rifiuti liquidi che, non svuotati dalle fosse settiche nelle quali erano depositati, ruscellavano finendo nelle acque del Torrente Nora, affluente della sinistra idraulica del Fiume Pescara. In particolare, nel primo caso (quello in frazione Palozzo) è stata accertata la presenza di una fossa settica, ubicata nelle immediate vicinanze dell’argine fluviale, dalla quale si sversavano direttamente nel Torrente Nora rifiuti liquidi caratterizzati da un elevatissimo inquinamento microbiologico (il valore dell’Escherichia Coli ammontava a 23.000.000 UFC/100 ml. a fronte di un limite legislativo pari a 5.000 UFC/100 ml.). Nel secondo caso (quello di Villa Badessa), è invece stata rilevata la presenza di una fossa settica posta a valle del depuratore ivi esistente che, addirittura sconosciuta al personale della società di gestione dell’impianto stesso, non essendo mai svuotata “cedeva”, tramite collegamento sotterraneo, i propri reflui su un fossato nei pressi dell’argine del Torrente Nora.
Iscritti nel registro degli indagati i responsabili tecnici dell’ente gestore degli impianti per i reati di attività di gestione di rifiuti non autorizzata, getto pericoloso di cose ed inquinamento ambientale.
Gli accertamenti già condotti dalla Capitaneria di porto hanno messo in luce la presenza, sul territorio dell’intera provincia di Pescara, di centinaia di queste fosse settiche/imhoff che, se non gestite/svuotate in maniera appropriata, possono contribuire in maniera determinante all’inquinamento microbiologico dei corsi d’acqua. Considerato l’imminente inizio della stagione, l’auspicio è quindi che gli uffici tecnici dei comuni della provincia provvedano a verificare quali siano i similari impianti presenti sul proprio territorio e se gli stessi siano svuotati con la necessaria periodicità.
Nell’ambito della campagna di tutela ambientale la Capitaneria di porto ha anche provveduto a segnalare, alle competenti Autorità della provincia dell’Aquila, per le necessarie verifiche, che alcuni campionamenti hanno evidenziato superamenti dei parametri microbiologici anche sulle acque dei Fiumi Sagittario ed Aterno, prima dell’immissione degli stessi nel Fiume Pescara.

L’attività della Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Pescara continuerà nei prossimi giorni nell’intento di migliorare le precarie condizioni delle acque dei fiumi sfocianti in mare, in gran parte responsabili dell’inquinamento delle acque costiere limitrofe alle foci, notoriamente adibite alla balneazione nel corso della stagione estiva.

mercoledì 27 aprile 2016

Pesca di frodo - TG3 Veneto 23-03-2015



Pesca di frodo - TG3 Veneto 23-03-2015

Allora come oggi, non è cambiato nulla...........

Lotta ai bracconieri sul Po, una mattinata con la Forestale



Reportage sull'attività di contrasto ai bracconieri che sempre più spesso vengono segnalati a pescare di frodo lungo il fiume Po. La situazione descritta da pescatori e agenti del Corpo Forestale dello Stato nella zona della Becca.

I PIRATI DEL PO

LA PESCA DI FRODO IN MANO AI RUMENI.

27 aprile 2016, Sky Tg24, ore 21:10, un servizio sulla pesca di frodo e il commercio illegale del pesce siluro.

I predoni romeni saccheggiano il Po



Il video è  stato girato dalla trasmissione "LA GABBIA" della LA7, in collaborazione con la Polizia Provinciale di Mantova e Ferrara.

lunedì 25 aprile 2016

Pesca di frodo sul fiume Po



Questo video è stato caricato nel lontano 19 dicembre 2008...............ma purtroppo gli effetti sono sempre gli stessi.

COMUNICATO STAMPA

Il 18 aprile inizia alla Camera la discussione su una proposta di legge sulla pesca marittima a nome di Caon, Catanoso, Oliverio che sotto celate spoglie pone l’obiettivo di finanziare le lobby del settore professionistico e del CONI prelevando denaro ai pescatori sportivi ricreativi in mare.

Una proposta che va al di là di quella trasparenza invocata dal Governo e dal medesimo Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali con la recente raccolta di pareri richiesti ai vari portatori di interessi. 
Finite le risorse del Piano triennale della pesca che elargiva finanziamenti diretti ed indiretti alle lobby del settore professionistico si è riattiva una formula di sostegno tassando oltre 1.000.000 pescatori sportivi sostenendo le indebitate gestioni di queste lobby che fino oggi hanno dimostrato la crisi permanente di un settore che non ha saputo investire le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione Europea con lo SFOP e con il FEP .
Alla fine dell’esercizio 2012, infatti, sono state ritornate le quote UE per 72.000 euro ( nota del Ministero delle Finanze) che significarono 144 milioni di minori interventi per lo sviluppo del settore a cui si dovranno aggiungere quelli finali dell’esercizio 2013 previsti in ulteriori 20 milioni di euro. 
Ancora di più per la trasparenza invocata nella gestione delle risorse pubbliche , la Commissione Agricoltura della Camera ha seguito un iter contrario ai suggerimenti indicati dall’ ARCI PESCA FISA nelle due audizioni conoscitive e agli emendamenti che alcuni membri della Commissione proponevano e ciò con l’accondiscendenza del sottosegretario del MIPAAF On. le Giuseppe Castiglione a licenziare quasi integralmente il testo iniziale eludendo di fatto l’apporto costruttivo dell’Ari Pesca Fisa nella gestione compatibile delle risorse del mare e dell’ambiente. 
Con l’art. 22 “ I proventi derivanti dal pagamento del contributo di cui al terzo comma sono versati all’entrata del bilancio dello Stato. Una quota delle risorse pari al 60 per cento è destinata al fondo per lo sviluppo della filiera ittica previsto al comma 1 dell’articolo 2; un’ulteriore quota pari al 30 per cento delle predette risorse, è destinata ad incrementare l’autorizzazione di spesa di cui al citato articolo 2, comma 98, della legge n. 244 del 2007 e è utilizzata anche per il finanziamento delle attività di vigilanza, controllo e contrasto al fenomeno della pesca illegale svolta dal Corpo delle Capitanerie di Porto ed una quota del 10% destinata alla pesca sportiva la cui gestione viene affidata al CONI.”. 
L’elargizione a favore delle Lobby di pesca professionale ed al CONI si può assimilare di fatto aiuti di Stato ad Organismi privati non coerenti con le normative unionali , con la trasparenza dell’attività del Governo e con la possibilità di infrazione dell’Italia alle norme dell’UE. 
L’aver mantenuto l’elargizione di un 10% degli introiti da licenze di pesca sportiva al CONI di fatto dimentica che fra i pescatori sportivi vi sono aderenti ad altre associazioni e di fatto riconosce al CONI l’esclusiva rappresentante della pesca sortiva ricreativa italiana ben sapendo che con ciò si sarebbe finanziata solo la FIPSAS unica associazione riconosciuta dal CONI nonostante fossero state avanzate da oltre 20 anni richieste di riconoscimento da altre associazioni ed in primis dall’ Arci Pesca Fisa. 
In tale riscontro emerge la demagogia della FIPSAS che rivolgendosi ai propri iscritti ed al mondo della pesca sportiva- ricreativa si propone paladina delle loro aspettative proclamando un netto rifiuto alla legge, ritenendola inadeguata e con una tassa iniqua a favore delle lobby professionali. 
Un atteggiamento che afferma la gravità del pensiero e la rappresentatività di questa Associazione nel gioco delle Lobby per non perdere gli associati dimostrando di disconoscere addirittura il CONI che da sempre gli finanzia gli uffici, il personale e la sua gestione. Che da sempre le sostiene non solo l’attività agonistica ma anche quella amatoriale che non risulta fra le finalità del CONI medesimo. 
Riteniamo la legge non coerente con le direttive unionali laddove non si evincono riscontri dei ruoli e delle funzioni dei distretti di pesca riconoscendoli come momento organizzativo e semplificativo di una rappresentanza istituzionale presso il Governo per le 7 zone geografiche omogenee ( GSA- FAO) intorno all’Italia e partecipato da tutti i portatori di interessi. 
Chiediamo di affermare il ruolo della pesca sportiva in mare come vettore di turismo compatibile ed organizzato concorrendo all’utilizzo di risorse che potrebbero promuovere occupazione e reddito con un valore aggiuntivo per il comparto e per PIL nazionale . 
In applicazione dell’ Art. 20. (Rappresentanza delle associazioni della pesca nelle commissioni di riserva delle aree marine protette) affermiamo l’esigenza di una partecipazione a tali commissioni essendo coinvolte nella gestione di tali aree che fra l’altro potrebbero essere meta di un compatibile turismo pescasportivo e subacqueo foriero di valore aggiunto per le collettività locali come richiamato da Europa 2020. 
L’Arci Pesca Fisa nell’iter di questa proposta di legge è stata molto attenta e disponibile a migliorare la pesca in mare offrendo un contributo di conoscenze ma non può accettare la non coerenza con la salvaguardia applicativa della trasparenza richiamata dal MIPAAF e del Governo e con la scarsa considerazione dei portatori di interessi e tanto meno accetta le disparità di trattamento in atto fra l’altro con il riconoscimento del CONI e quindi della FIPSAS . 
L’ARCI PESCA FISA continuerà nella difesa di tutti i pescatori sportivi al di là delle sigle di appartenenza considerando il patrimonio comune che rappresentano e continuando a dialogare con quella parte della pesca professionale che necessita di riforme strutturali e condivise per uscire dalla crisi attuale. 
Il Presidente Nazionale ARCI PESCA FISA
Fabio Venanzi


PESCA DI FRODO

CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME 16/55/CR07/C10

POSIZIONE DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME SULL'AFFARE ASSEGNATO ALLA COMMISSIONE AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA CONCERNENTE LA PROBLEMATICA DEL REGOLARE SVOLGIMENTO DELL’ATTIVITÀ DI PESCA IN ACQUA DOLCE IN ITALIA
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, quale contributo ai lavori della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica sull'affare di cui si discute, ha avviato una ricognizione in merito alla complessa problematica relativa alla pesca in acque dolci in Italia. In particolare si tratta di ampie aree del territorio italiano attraversate da fiumi e bagnati da laghi e le Regioni interessate, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto della zona del Pò, passando per la Toscana e il Lazio (Roma sul Tevere) fino a raggiungere le Regioni del meridione come la Basilicata e la Calabria, hanno posto con determinazione la necessità che si vada con urgenza a definire misure di intervento per combattere un fenomeno che sta devastando non solo quella parte dell’economia segnata dalla pesca in queste acque ma anche l’intero sistema della biodiversità degli stessi territori. 
La pesca di frodo in forte espansione negli ultimi anni, rappresenta un concreto rischio per l’ecosistema ittico e una grave minaccia per la salute ambientale delle acque interne del nostro Paese e non solo. 
Si tratta di un gravissimo danno ambientale a causa dei metodi di pesca invasivi, ma anche economico perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire.
Arginare questo fenomeno, anche per tutelare la salute dei consumatori, poiché è stato appurato che il pesce catturato di frodo nelle acque interne sovente finisce sul mercato senza alcun controllo sanitario, è urgente e non è più rinviabile. Assistiamo ad una attività criminale dei bracconieri che stanno depredando le acque dei nostri fiumi, dei nostri laghi e violando anche aree protette e parchi nazionali. 
La consapevolezza che questi si siano organizzati in vere e proprie “squadre d’attacco” e che numerosi siano anche i soggetti che si muovono singolarmente, rende ancora più urgente la necessità che le istituzioni preposte prestino particolare attenzione per un comune impegno a porre in essere misure repressive di questo fenomeno criminoso. 
Stordire, uccidere e catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente elettrica e con il versamento nelle acque di sostanze tossiche o anestetiche oppure utilizzare reti, attrezzi, tecniche, materiali, è un crimine per la salute ambientale e per l’habitat fluviale e non hanno nulla a che fare con l’attività di pesca legale, fatta da onesti pescatori. 
Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato. Il numero di denunce che vengono presentate alle Regioni dagli organi preposti al contrasto di tale attività è fortemente aumentato negli ultimi anni. La FIPO (Federazione italiana produttori operatori articoli pesca sportiva), in rappresentanza delle aziende e dei negozianti del comparto pesca sportiva, nonché degli appassionati di pesca, insieme ad altre organizzazioni del settore, ha da tempo denunciato le operazione svolte dalla criminalità che depreda le acque pubbliche distruggendo gli stock ittici con prelievi indiscriminati e lesivi delle specie autoctone e chiede di sapere: quali azioni si vorrà intraprendere per affrontare tale problema; se non si ritenga necessario intervenire con atti normativi al fine di perseguire penalmente chi pesca di frodo in queste acque interne. E di recente uno studio dell’ARCI Pesca sulle acque pubbliche della provincia di Roma ha così classificato le violazioni alle leggi sulla pesca e i metodi illegali utilizzati:
1) mancanza di licenza o con licenza scaduta; 
2) pesca in orario notturno; 
3) utilizzo degli attrezzi superiori al consentito o attrezzi vietati; 
4) pesca di specie ittiche in quantità superiore e spesso di taglia inferiore al consentito; 
5) uso di esche vietate; 
6) utilizzo dei metodi di pesca non consentiti o consentiti soltanto ai pescatori di professionale:  a  strappo, con la mezzangola, con reti da circuizione, con tramaglio. 
Pertanto assistiamo costantemente a violazioni e le più frequenti riguardano la mancanza della licenza di pesca da parte dei bracconieri, attrezzi superiori a quelli consentiti, quantitativi di pesce prelevato superiore a quanto consentito nei vari regolamenti, uso di tecniche di pesca particolarmente crudeli. 
Di fronte a tali tipi di reato ed alla loro pericolosità è necessario costruire un sistema di controlli e di repressione efficaci e capillari con un sostegno legislativo che riconsideri e riveda le pene, introducendo eventualmente anche sanzioni di natura penale, in quanto sembrerebbe che si siano rilevate inefficaci le sanzioni pecuniarie vigenti, prevedendo anche una banca dati nazionale, costantemente aggiornata, allo scopo di definire puntualmente il problema e di monitorarne l’andamento nel tempo. 
Le Regioni suggeriscono che bisognerebbe integrare le sanzioni già previste, con alcune misure più incisive quali il sequestro di attrezzature, macchine ed imbarcazioni dei bracconieri e schierare una forza di controllo che affianchi le Associazioni di volontari in quanto è dimostrato che queste bande di bracconieri siano particolarmente violente e pericolose. Particolare attenzione deve essere posta anche all'aspetto sanzionatorio, poiché molto spesso le guardie preposte al controllo emettono multe che nella maggior parte dei casi non vengono pagate, con un aggravio economico per le Amministrazioni regionali e provinciali. 
Inoltre sarebbe necessario prevedere interventi per lo smantellamento, a spese degli stessi soggetti che commettono tali violazioni, delle piazzole che sovente creano abusivamente, per pescare più comodamente, deturpando le sponde dei fiumi e dei laghi oltre che inquinare queste aree per una cattiva gestione di rifiuti, per esempio con l’abbandono di decine e decine di bottiglie e buste di plastica che non fanno altro che aggravare ulteriormente la situazione. 
Altro suggerimento è quello di prevedere l’obbligo di possesso da parte del pescatore di professione che opera in acque dolci interne, di documentazione che attesti la provenienza e quindi la tranciabilità del prodotto. Infine, pene più severe dovrebbero essere previste dove le specie pescate, sono in via di estinzione o in forte sofferenza, in quanto le Amministrazioni pubbliche sono tenute a predisporre piani per contrastare l’estinzione di tali specie mediante investimenti (impesciamenti, scale...) che finirebbero per non avere alcun effetto per la salvaguardia di tali specie. In conclusione, per quanto sopra esposto, possiamo affermare che non vi è alcun dubbio circa la necessità che si vadano a definire interventi urgenti tendenti a migliorare gli strumenti legislativi con lo scopo di bloccare e reprimere questo fenomeno illegale, che più volte abbiamo giustamente definito criminoso.
La Conferenza apprezza l’attenzione che alcuni Senatori e l’intera Assemblea del Senato stanno ponendo alla problematica e considera favorevolmente quanto già annunciato di aver colto l’occasione della terza lettura del disegno di legge collegato in materia agricola inserendo l’estensione della nuova disciplina sanzionatoria della pesca marittima anche a quella delle acque interne e la disponibilità ad un ulteriore approfondimento mediante il ciclo delle audizioni con i rappresentanti istituzionali regionali e locali e delle forze dell’ordine.
E’ del tutto evidente che un impegno sinergico, nella lotta alla pesca di frodo, della pubblica amministrazione e delle forze dell’ordine, unitamente ai volontari, motivati dalla passione per la natura, per la salvaguardia del patrimonio naturalistico e la disciplina della pesca sportiva, non può che portare risultati importanti nella repressione di questi reati. 

Roma, 14 aprile 2016

FESTA DELLA LIBERAZIONE


mercoledì 20 aprile 2016

ARAP SERVIZI // Visita all'impianto di Piana Sant'Angelo


Acque del fiume Trigno.

Dalla captazione dello sbarramento di San Giovani Lipioni (Ch) sino all'impianto di depurazione delle acque a servizio del vastese di Piana Sant'Angelo nel Comune di San Salvo.

Il  video è della testata giornalistica SAN SALVO.NET