martedì 28 gennaio 2014

AMBIENTE CFS

SEQUESTRATA DISCARICA ABUSIVA A CHIETI
Nell'area esterna del dismesso ospedale San Camillo la Forestale ritrova rifiuti ospedalieri pericolosi
Comando Provinciale Chieti
 
Chieti, 23 gennaio 2014 - Nell'area esterna dell'ex Ospedale San Camillo in Chieti è stata posta sotto sequestro una discarica abusiva di rifiuti pericolosi e non pericolosi ospedalieri. Il personale del Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) del Comando Provinciale di Chieti e del Comando Stazione, ha ritrovato, infatti, ingenti quantitativi di strumentazioni in disuso, macchinari diagnostici, computer, monitor, frigoriferi industriali, letti, sedie, armadietti, faldoni, e rifiuti sanitari. Il materiale rinvenuto era stoccato in tre punti diversi dell'area esterna dell'ospedale dismesso, ammassato in parte su pavimentazione e in parte a diretto contatto con il terreno esposto incautamente agli agenti atmosferici. Le indagini hanno avuto inizio in seguito alla segnalazione di un privato cittadino che ha girato personalmente un video per denunciare il degrado della struttura ospedaliera, pubblicandolo su un sito locale della città di Chiedi. Le indagini della Forestale sono tuttora in corso al fine di individuare i responsabili dell'illecita discarica.

AMBIENTE - CFS

TAGLIO ABUSIVO E FURTO DI LEGNA NEL PARCO NAZIONALE DELLA SILA CROTONESE, DENUNCIATO IL RESPONSABILE
L'indagato, che trasportava un carico di legna con il suo autocarro, è accusato di furto di piante, danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali.
Comando Provinciale Crotone
Crotone, 25 gennaio 2014 - Duplice intervento degli agenti della Forestale in provincia di Crotone che hanno denunciato, per diversi reati,  tre persone nell'ambito del Parco Nazionale della Sila Crotonese e nell'agro di Crotone.
Durante un controllo mirato al contrasto di tagli furtivi nell'ambito del Parco Nazionale della Sila Crotonese, gli agenti dei Comandi Stazioni di Cotronei e Petilia Policastro del Corpo forestale dello Stato hanno fermato un bracciante agricolo di Petitia Policastro (KR) , di 57 anni,  con un autocarro di sua proprietà che trasportava un carico di legna quercina appena tagliata.
Il personale della Forestale dopo alcune indagini è riuscito a risalire all'area boscata da dove era stata prelevata illecitamente la legna  trasportata e  a  riscontrare il taglio abusivo di oltre 50 piante di alto fusto della specie quercina caratterizzate da diametri variabili dai 35 ai 45 centimetri,  mentre alcuni pezzi di tronco giacevano a terra pronti per essere trasportati.
L'abbattimento delle piante avvenuto in modo indiscriminato sull'area, peraltro caratterizzata da forte pendenza, ha causato il rilevante deturpamento dello stato dei luoghi, sia sotto l'aspetto paesaggistico che per quanto concerne la stabilità del versante, essendo l'area rimasta prima di copertura vegetale.  La zona dove è stato perpetrato il reato ricade in località "Spruvieri" del comune di Petilia Policastro ed è sottoposta ai vincoli paesaggistico- ambientale ed idrogeologico, oltremodo assoggettata a limitazioni in quanto rientra in area protetta della zona 2 del Parco Nazionale della Sila.  Il materiale legnoso e gli attrezzi utilizzati sono stati sottoposti a sequestro e il bracciante agricolo,  al quale è stata anche contestata una onerosa sanzione amministrativa, è stato deferito all'Autorità Giudiziaria. Altre due persone disoccupate sono state denunciate per l'ipotesi di reato di ricettazione, dal personale del Comando Stazione di Crotone del Corpo forestale dello stato Gli agenti della Forestale da tempo stavano controllando attentamente la località "Martorana" in agro di Crotone, dove insiste un rimboschimento di eucalipto di proprietà dell'ente ARSSA, fatto oggetto più volte  di tagli e prelievi abusivi di materiale legnoso, attività già comunicata all'Autorità Giudiziaria con una informativa di reato per furto e danneggiamento a carico di ignoti.  Dopo vari appostamenti, gli agenti riuscivano a sorprendere due persone intente a caricare a bordo dell'autovettura del materiale legnoso che già gli stessi agenti , qualche giorno prima, avevano notato accatastato in piccoli cumuli pronto per essere trasportato con qualche mezzo e quindi trafugato. Tutta la legna è stata sequestrata, mentre i due disoccupati venivano denunciati all'Autorità Giudiziaria per ricettazione.

lunedì 27 gennaio 2014

AMBIENTE CFS

5MILA EURO DI SANZIONI PER AVER ABBANDONATO VECCHIE AUTO NEL REGGINO
Immediata la rimozione per il conferimento in un centro di raccolta, per la demolizione e per il recupero dei materiali.
Comando Provinciale di Reggio Calabria

Reggio Calabria, 23 gennaio 2014 - Il personale Forestale del Comando Stazione di Caulonia (RC), ha rinvenuto alcuni veicoli in evidente stato di abbandono, in totale spregio della normativa di settore che impone l'obbligo della consegna di queste carcasse ad un centro di raccolta autorizzato, al concessionario o al gestore della succursale della casa costruttrice, per la successiva consegna al centro di raccolta. Dopo un' accurata e attenta attività investigativa si è accertato che i veicoli non costituiscono oggetto di furto e quindi si è potuto risalire ai rispettivi proprietari. Ai trasgressori sono state elevate sanzioni amministrative per un totale di circa 5mila euro e inoltre è stata imposta l'immediata rimozione e conferimento dei veicoli abbandonati in un centro di raccolta per la messa in sicurezza, demolizione e per il recupero dei materiali, così come previsto dalla normativa in vigore. Sempre nel corso dei controlli è stata rinvenuta inoltre, una FIAT Stilo, che in seguito agli accertamenti è risultata rubata, la stessa è stata successivamente restituita al legittimo proprietario. Inoltre è stato accertato che in località "Parma" ignoti avevano abbandonato sul suolo rifiuti classificati come speciali pericolosi e non pericolosi quali: pannelli di eternit contenente amianto e materiale proveniente da attività di demolizione, i Forestali stanno eseguendo ulteriori indagini per risalire all'autore o agli autori della condotta illecita. 

domenica 26 gennaio 2014

AMBIENTE C.F.S.

MAXI DISCARICA SOTTO UN OLIVETO  NELLO SPEZZINO.
Nell'area erano stati sotterrati 40mila metri cubi di fanghi di lavorazione e 100mila metri cubi dirocce e terre da scavo. Sequestrati beni per oltre 1.800.000 euro

Sono stati apposti i sigilli a un oliveto di circa due ettari dal personale del Comando Stazione di La Spezia del Corpo forestale dello Stato, nel comune di Arcola (SP), per illecita realizzazione di una discarica di rifiuti. Nella zona, posta sotto vincolo paesaggistico, venivano ammassati fanghi di lavorazione di marmo e granito. I materiali in parte provenivano da attività svolte in alcuni insediamenti produttivi nella provincia di Massa Carrara e in parte comprendevano tonnellate di rocce e terre da scavo provenienti da aziende edili dello spezzino. L'area in questione era stata oggetto di un cambio di destinazione del suolo, da boschivo a oliveto, al fine di poter essere trasformata e rimodellata, apparentemente con tutte le autorizzazioni previste dalla legge, utilizzando i rifiuti che sarebbero stati poi coperti e occultati dall'oliveto. Nell'istanza urbanistico-edilizia, era stato richiesto di poter utilizzare una minima quantità dei rifiuti esclusivamente per la realizzazione della viabilità di accesso. Dalle indagini è emerso, invece, che la quantità di rifiuti trasportata e conferita era assolutamente inconciliabile con i lavori indicati in progetto e che, in realtà, la trasformazione del suolo a oliveto era solo un espediente per smaltire illegalmente, con costi minori, rifiuti speciali che avrebbero dovuto essere conferiti in discarica. È stato stimato che dal 2011 a oggi sono stati sotterrati nella zona circa 40mila metri cubi di fanghi di lavorazione, superando così i limiti di legge previsti per la concentrazione di idrocarburi, e circa 100mila metri cubi di terre e rocce da scavo, classificabili tra i rifiuti speciali (non pericolosi). La Forestale ha sequestrato alle aziende implicate beni per oltre 1.800.000 euro e ha deferito all'Autorità Giudiziaria i proprietari dell'area, i legali rappresentanti delle società che conferivano i rifiuti e i tecnici incaricati della direzione lavori.

venerdì 24 gennaio 2014

ATTIVITA' ANNO 2014

CORSO – FORMAZIONE:
Allievi Guardie Particolari Giurate Ittiche-Ambientali.

La Commissione Settore “Ambiente - Protezione Civile  - Vigilanza”, dell’ARCI PESCA F.I.S.A. - Comitato Provinciale di Chieti,  ha predisposto una serie di appuntamenti  in  calendario in  merito alla formazione degli aspiranti Allievi.
La prima lezione,  è fissata nel giorno di sabato 25 gennaio 2014, ore 15:00, presso la sede operativa dell’ARCI PESCA FISA nel Comune di Lentella (Ch) in Via Palmiro Togliatti sn.
Materia del corso è  la legislazione vigente quale:
1.    Il ruolo dell’Agente Ittico Volontario nella Vigilanza;
2.    Agente Ittico: quale figura Pubblico Ufficiale o Polizia Giudiziale?
E’ cura della Commissione di Settore, fornire tutto l’occorrente e il relativo materiale didattico.
Il corso è gratuito ed aperto a chiunque.
L’Ufficio Commissione di Settore
“Ambiente - Protezione Civile  - Vigilanza”.



 

martedì 21 gennaio 2014

PROGETTO LIFE

NUOVE INDAGINI SUL FIUME TRESTE

Il Corpo Forestale dello Stato indaga sullo sversamento di Castiglione
Il sindaco Di Lizia: «Siamo i primi a voler la salubrità delle acque»


21.01.2014 CASTIGLIONE MESSER MARINO - Il Corpo forestale dello Stato indaga sullo sversamento avvenuto nella zona artigianale di Castiglione Messer Marino. La grande quantità di liquido nero maleodorante, come documentato dagli Agenti Ittici Volontari dell'Arci Pesca Fisa, ha impregnato il terreno sottostante la zona interessata riversandosi in un affluente del Treste. Il fiume ha poi portato a valle il liquido che ha colorato il letto del corso d'acqua fino alla confluenza con il Trigno in territorio di Lentella.
A rivelare l'interessamento del Corpo forestale dello Stato è il primo cittadino di Castiglione Messer Marino, Emilio Di Lizia: «La Forestale è venuta in Comune e ha chiesto gli atti in nostro possesso. Il nostro tecnico ha riconsegnato la documentazione di due anni fa».
Di Lizia respinge le accuse di disinteresse nei confronti del problema: «Non si può mettere in discussione la nostra buona fede. Faccio il sindaco da 20 mesi ed è la prima volta che sento parlare di questa situazione. Se l'avessi saputo prima avrei già agito. Anche il nostro vigile è stato incaricato di effettuare i dovuti controlli perché è nel nostro interesse capire l'origine del fenomeno. Siamo i primi a essere interessati alla salubrità delle acque e delle nostre zone».
Antonino Dolce Trigno.Net

lunedì 20 gennaio 2014

PROVINCIA DI CHIETI

TESSERINO SEGNA CATTURE ANNO 2013:
RICONSEGNA ENTRO IL 31 GENNAIO 2014
 
Al fine di tutelare ed incrementare la fauna ittica presente nelle acque interne provinciali,  per l’implementazione delle azioni di salvaguardia e recupero dell’ambiente fluviale nonché per contribuire alla valutazione della consistenza della fauna ittica nelle acque interne,  si rende necessario adottare un tesserino unico segna catture, al fine non solo di uniformare le modalità di rilevazione del pescato ed agevolare l’attività di controllo, ma anche per disporre di uno strumento completo e più efficiente di raccolta dei dati e delle informazioni necessarie per l’esecuzione delle elaborazioni statistiche e per la raccolta di notizie scientifiche.

ALCUNI  SUGGERIMENTI  UTILI  PER  NON  INCORRERE IN INFRAZIONE
Tutti coloro che intendono esercitare la pesca nei corsi d’acqua dolce del territorio provinciale, oltre che essere in possesso di regolare licenza di pesca, dovranno munirsi di uno specifico tesserino segna catture, così come previsto dall’art. 4, comma 2, del Regolamento Provinciale sulla pesca in acque interne approvato dal Consiglio Provinciale con Deliberazione n° 03 del 31 gennaio 2012.
Il tesserino segna catture, è uno strumento indispensabile ai fini statistici e per una gestione corretta dell’esercizio della pesca in quanto consente di valutare sia l’entità del prelievo sia l’efficacia degli interventi quali i ripopolamenti ittici.
Il rilascio del tesserino, è subordinato al pagamento di € 10,00 (dieci/00) su c/c postale n°10978666 intestato alla Provincia di Chieti, con indicazione della causale “Rilascio tesserino segna cattura - Anno 2014”.
Il tesserino non sostituisce  in alcun caso la licenza di pesca.
Esso deve essere utilizzato è compilato correttamente come specificato al suo interno, restituito al ritiro del nuovo (entro il 31 gennaio) ed esibito agli organi di controllo.
Il tesserino ha validità esclusivamente per i corsi d’acqua della Provincia di Chieti.
È fatto obbligo ad ogni pescatore di annotare sull’apposito tesserino segna catture a penna indelebile la data della battuta di pesca prima di accedere al fiume.
Dopo ciascuna trota catturata dovrà barrare l’apposita casella, al fine di tenere aggiornato, in tempo reale, il numero delle catture.
È fatto obbligo di segnare i capi catturati  sull’apposito Tesserino segna catture. Al raggiungimento del numero di capi giornalieri consentiti (max 7 trote), và sospesa  l’azione di pesca.
È fatto obbligo di recidere il terminale qualora sia impossibile slamare il pesce sotto misura o specie vietata alla cattura e trattenimento.
Al termine della giornata di pesca, ciascun pescatore, deve riportare, negli appositi spazi, l’indicazione delle altre specie pescate (massimo complessivi 25 capi),  ed il numero totale di catture per ogni specie (max 7 capi), come espressamente indicato nelle norme generali del calendario ittico regionale.
È assolutamente vietato trattenere fauna ittica della misura inferiore a quanto riportato nel Calendario Ittico Regionale e nella L.R. 44/1985 e s.m.i.
AVVERTENZE
Il tesserino di rilevazione del pescato, compilato dal pescatore secondo le indicazioni riportate nel retro del tesserino, deve essere riconsegnato entro il 30 gennaio dell’anno successivo alla stagione di pesca, esclusivamente all’Associazione ittica che ha provveduto al rilascio, nonché presso gli Uffici della Provincia. Le Associazioni dei pescatori, entro il successivo mese di aprile, trasmettono alla Provincia l’elenco dei pescatori che hanno ritirato il tesserino nonché i tesserini riconsegnati.
Un ulteriore tesserino potrà essere rilasciato, esclusivamente  dopo la riconsegna del primo, qualora il titolare dello stesso abbia esaurito, nel primo tesserino, lo spazio disponibile per le registrazioni.
La mancata restituzione del tesserino segna cattura, presso il punto di distribuzione, può comportare il mancato rilascio del nuovo tesserino.
L’inosservanza di tale obbligatorietà, può indurre l’Amministrazione Provinciale di Chieti, ad effettuare successivi controlli in merito e l’applicazione delle sanzioni amministrative, previste dall’art.7-bis  comma 1 -  del D. Lgs. n°267/2000, secondo le modalità di cui alla legge n°689/1981.
 
A cura della Commissione Ambiente dell'ARCI PESCA FISA di Chieti.

SVERSAMENTO ACQUE REFLUE

AMBIENTE: SMALTIMENTO ILLECITO DELLA MOLITURA DELLE OLIVE
Sversavano le acque reflue tossiche ed altamente inquinanti in un bosco
Comando Provinciale Cosenza

Cosenza, 15 Gennaio 2014 - Il personale del Comando Stazione Forestale di Trebisacce (CS), impegnato in un servizio di vigilanza ambientale nei territori dell'Alto Ionio Cosentino, ha sorpreso un uomo mentre si disfaceva delle acque di vegetazione provenienti dall'attività di molitura delle olive di un frantoio locale, riversandole sul suolo all'interno di un bosco di querce, nel comune di Oriolo. L'uomo di Trebisacce (CS), operaio del frantoio, con un'autocisterna appositamente allestita e documentazione di accompagnamento del carico, destinato all'utilizzo agronomico mediante spandimento superficiale su terreni agricoli, si è invece disfatto delle acque di vegetazione riversandole all'interno dell'area boscata grazie ad un grosso tubo direttamente collegato alla cisterna contenente i reflui.
Le acque reflue di frantoio sono note per i loro effetti tossici sulle piante e altamente inquinanti per il suolo, pertanto il loro riutilizzo in agricoltura è regolamentato da rigide norme di carattere tecnico e amministrativo proprio per scongiurare gli effetti tossici che possono causare all'ambiente. Il tempestivo intervento del personale forestale ha interrotto l'attività illecita in atto, il mezzo è stato posto sotto sequestro e l'autore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Castrovillari, in concorso con il titolare del frantoio.

AMBIENTE. AREA SEQUESTRATA DAL C.F.S

RIFIUTI: DENUNCIATE DUE PERSONE E SEQUESTRATA UN'AREA IN PROVINCIA DI VICENZA

Vicenza, 14 gennaio 2014 - Il Comando Stazione del Corpo forestale dello Stato di Schio, nell'ambito di un servizio finalizzato al controllo del territorio ha posto sotto sequestro un'area in Comune di Carrè (VI) dove venivano depositati illegalmente rifiuti speciali di vario tipo: n. 1500 pneumatici, una pala meccanica   abbandonata, televisori, frigoriferi, computer, batterie al piombo esauste e varie parti di veicoli.Sono state deferite alla Procura della Repubblica di Vicenza  due persone,  il proprietario dell'area che risulta irreperibile e l'autore materiale dell'illecito. Sono ancora in corso accertamenti tesi ad individuare i soggetti che, a vario titolo ed a più riprese, hanno concorso alla realizzazione e gestione della discarica.Una gestione illecita dei rifiuti elude la normativa di settore, che impone a chiunque gestisca rifiuti o siti di deposito specifiche autorizzazioni; determina un potenziale rischio di inquinamento del suolo e delle falde acquifere sottostanti, causato dall'azione degli agenti atmosferici sui rifiuti abbandonati in modo incontrollato; crea desolanti spettacoli che, forse più di ogni altra cosa, sviliscono il bene ambiente.

domenica 19 gennaio 2014

FIUME TRESTE, UN MALATO CRONICO

Sversamenti a Castiglione Messer Marino: quando esposti e segnalazioni non servono a niente
Una situazione che si ripresenta anno dopo anno alla quale non si riesce a porre rimedio

17.01.2014 - CASTIGLIONE MESSER MARINO - La zona artigianale di Castiglione Messer Marino è nuovamente sotto accusa: il terreno a poca distanza dalle attività presenti è intriso di liquami neri e maleodoranti. È come una spugna: se con un piede si fa pressione, ne viene fuori un liquido nero.
Ma è tutto nella norma. Sono infatti minimo tre anni che il fenomeno si ripresenta. Un fenomeno che andrebbe chiamato con nome e cognome: sversamento illecito. Di cosa non è dato sapere. Fatto sta che l'inquinamento del fiume Treste si ripresenta puntuale ogni anno alla fine del processo di molitura delle olive. È accaduto nel gennaio 2011, nel dicembre dello stesso anno (nel video) e qualche giorno fa. Non ci sono elementi per poter affermare con sicurezza che l'anno scorso non sia successo, considerato che la segnalazione parte sempre da agenti della vigilanza ambientale non del posto. È probabile che l'anno scorso semplicemente non se ne sono accorti.
In paese, infatti, la notizia viene 'appresa' sempre dalle testate giornalistiche locali che ne parlano. O così si vuole far credere.
Se, però, lo sversamento è a Castiglione Messer Marino, l'inquinamento del Treste (contaminato da un affluente proveniente dalla zona artigianale) arriva fino alla confluenza con il Trigno coinvolgendo gran parte dei piccoli comuni del Vastese, da Fraine a Lentella, passando per Fresagrandinaria, Furci e San Buono. 
È a dir poco insolito che in un'era caratterizzata dalla veloce circolazione delle notizie e dello sdegno sulla rete si possa - con sconcertante regolarità - continuare a imbrattare e sporcare senza colpo ferire.
Per ora, si attendono i dati dell'Arta. Il sindaco di Castiglione Messer Marino, Emilio Di Lizia, per impegni lavorativi non ha ancora potuto effettuare alcun controllo, lo farà nei prossimi giorni.
Antonino Dolce - Trigno.net

giovedì 16 gennaio 2014

FIUME TRESTE, INQUINAMENTO A MONTE


«Acque nere e maleodoranti trasudano dal terreno della zona artigianale di Castiglione»
La segnalazione di reato ambientale dell'Arci Pesca Fisa.

16.01.2014 - Sviluppi nella situazione di degrado del fiume Treste. L'Arci Pesca Fisa ieri ha concentrato i propri controlli sull'area maggiormente sospettata di essere l'origine della colorazione nerastra del corso d'acqua: l'area artigianale di Castiglione Messer Marino.
Inquietante la situazione descritta, nonostante non sia la prima volta che si verifica. Il terreno, infatti, è totalmente impregnato del liquame nero maleodorante tanto da trasudare alla pressione di chi vi passa.
Ora il presidente dell'Arci Pesca Fisa, Giuseppe Zappetti, ha inoltrato la segnalazione (che proponiamo di seguito) del reato ambientale agli organi competenti. Si attende, nel frattempo, la comunicazione dell'Arta sui campioni prelevati nei giorni scorsi.
Buongiorno,
si segnala con la presente un fatto alquanto increscioso in merito allo stato di salute del fiume Treste, dovuto “certamente” a  sversamenti di liquami in località Castiglione Messer Marino (Ch), Zona Artigianale.
In riferimento alla strana colorazione nel basso fondovalle  del Treste, nei  tratti individuati nei Comuni di Lentella e Cupello,  nella giornata di ieri 15 gennaio  2014, degli Agenti Ittici Volontari  dell’ARCI PESCA FISA Chieti,  hanno effettuato un accurato controllo lungo tutto il percorso del fiume sino alle sorgenti situate in località Castiglione Messer Marino.
La situazione rinvenuta dagli Agenti al di sotto della Zona Artigianale (come evidenziano le foto allegate) è vergognosa al limite del degrado e del rispetto ambientale.
Acque nere e maleodoranti  trasudano dal terreno sottostante della Zona Artigianale a una distanza di  circa 50 – 100 metri,  che confluiscono in un affluente minore di destra  del Treste.
Quest’ultimo, si riversa e nelle acque del fiume Treste nella zona delle briglie, al di sopra del ponte della S.P. Fraine - Castiglione M.M.
Episodio simile, era stato in precedenza segnalato alle autorità competenti nell’autunno del 12 novembre 2011, è evidente che siamo di fronte ad un copione già visto.
Pertanto,  si chiede a  quanti in indirizzo un rapido e sollecito intervento in modo da porre fine a questa nuova vergogna.
Cordiali saluti.
Antonino Dolce


F. TRESTE, INQUINAMENTO A MONTE

'Fiume Treste colorato', probabile sversamento nella zona artigianale di Castiglione Messer Marino.
Dai nuovi controlli esclusa una relazione con i tubi

15.01.2014. È di proporzioni più grandi di quanto si pensasse in un primo momento il probabile inquinamento del fiume Treste.
Stamattina, con un sopralluogo nel letto del fiume, abbiamo potuto verificare che i tubi sospetti scoperti nel tardo pomeriggio di ieri non hanno niente a che vedere con la colorazione nerastra del corso d’acqua, sebbene la loro presenza resti un’anomalia.
Il fenomeno è infatti esteso e l’origine è molto più a monte. I controlli degli Agenti Ittici volontarii  dell’ ARCI PESCA FISA - Chieti, che svolgono l’attività di vigilanza ambientale nel territorio provinciale, si stanno concentrando non molto lontano dalla sorgente e dalla zona artigianale di Castiglione Messer Marino. Qui lo scarico sarebbe stato effettuato su un affluente del Treste, la vegetazione delle sponde sarebbe ancora sporca.
Giuseppe Zappetti, presidente del comitato provinciale dell’Arci Pesca Fisa, spiega: «Il terreno, come già accaduto in precedenza, trasuda liquido nerastro. Lo scarico verosimilmente è stato effettuato la settimana scorsa e ora sono visibili i resti sul letto del fiume. Sarà L'Arta ora a decidere il da farsi».
Si prospetta quindi un film già visto: negli anni passati già si sono verificati sversamenti ai quali seguirono esposti e denunce, ma nulla pare cambiato. Per ora non si conosce la natura di quanto buttato nel fiume. Questa mattina i tecnici dell’Arta sono tornati sul fiume per ottenere altri campioni; i prelievi sono stati fatti nel tratto del Treste sotto San Buono.
La situazione che abbiamo potuto osservare direttamente nel fiume è di un letto ricoperto da una patina marrone, in alcuni tratti maggiormente visibile. Non c’è però solo il risultato dello sversamento a monte. Le sponde del Treste durante l’anno sono infatti invase da rifiuti di ogni tipo e la piena di inizio dicembre ha portato via un po’ di materiale. Qualche centinaio di metri a monte del santuario di Sant’Antonio si può osservare un affioramento di un vivace arancione, probabile risultato di un fusto non proprio vuoto di vernice.
L’ennesimo segnale dell’incuria nei confronti dei corsi d’acqua del Vastese.
Antonino Dolce






INQUINAMENTO FIUME TRESTE

GIORNATA DI PERLUSTRAZIONI PER LE GUARDIE PARTICOLARI GIURATE ITTICHE VOLONTARI DELL’ARCI PESCA FISA – CHIETI.

15/01/2014. Sembra provenire dalla zona artigianale di Castiglione Messer Marino la melma che ha sporcato l'acqua del Treste. Per tutta la giornata i volontari dell'Arci Pesca Fisa hanno perlustrato il corso del fiume, alla ricerca delle cause della colorazione scura assunta dall'acqua e della patina melmosa che si è depositata sui ciottoli. L'ipotesi formulata ieri sera, cioè che si trattasse degli scarichi abusivi derivanti dai tubi posti lungo un affluente del Treste, è stata scartata. Resta però da capire da dove provengono quei tubi neri e se si tratti di un'opera autorizzata da qualcuno o abusiva. Sono tornati sul posto anche i tecnici dell'Arta, che hanno effettuato nuovi prelievi, in particolare nel territorio di San Buono. 
Gli Agenti Volontari dell'Arci Pesca Fisa, guidati dal presidente Giuseppe Zappetti, sono arrivati fino a Castiglione, dove il fenomeno dell'acqua sporca è altamente presente. Qui, nel terreno attorno ad un affluente del fiume, è stata rinvenuta una sostanza melmosa di cui non è stato possibile accertare la natura nell'immediato, ma il chiaro segno che nei giorni scorsi c'è stato uno sversamento non naturale. Saranno i risultati delle analisi di oggi e di ieri a dire cosa è stato gettato nel terreno e finito nel fiume.
Non è la prima volta che il fiume Treste viene interessato da situazioni del genere. In passato si erano verificati analoghi episodi, seguiti da denunce ed esposti. Ma, visto quanto accaduto in questi giorni, sembra che nulla sia cambiato. L'attesa è per i risultati delle analisi, con l'aspicio che, in caso di accertamento di comportamenti illeciti, possano essere trovati i responsabili dell'inquinamento.

FIUME TRESTE ....NERO

Il fiume Treste è nero, interviene l'Arta Abruzzo
Il fenomeno inizia in territorio di Fresagrandinaria

15.01.2014. FRESAGRANDINARIA – Sarà l'Arta (Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente) a dire cosa ha colorato di nero le acque del fiume Treste. A lanciare l’allarme ieri pomeriggio sono stati gli Agenti Volontari Ittici-Ambientali del Comitato Provinciale dell’ARCI PESCA FISA - Chieti durante la vigilanza ambientale sul territorio.
L’acqua del fiume – lo stesso della piena di un mese e mezzo fa – da qualche giorno è scura, i ciottoli del letto e delle sponde sono macchiati. Un fenomeno che non sembrerebbe naturale e intorno al quale ci sono già i primi sospetti. Gli uomini dell’ARCI PESCA FISA, tra cui il presidente Giuseppe Zappetti, hanno individuato alcuni tubi improvvisati che scendono da una collina in territorio di Cupello. Adagiati nel letto di un piccolo affluente in fondo a un fossato, passano sotto il ponticello della fondovalle Treste per poi terminare sulla sponda del Treste in territorio di Fresagrandinaria a un centinaio di metri dal santuario di Sant’Antonio (località Guardiola).
La scoperta è avvenuta poco prima del tramonto, l’oscurità e gli smottamenti di inizio dicembre non hanno permesso di raggiungere lo sbocco dei tubi. Prima che scendesse la notte sono arrivati i tecnici dell’Arta che hanno effettuato due campionamenti. Il primo in territorio di Lentella, sotto il ponte della provinciale, dove l’acqua è scura; il secondo in prossimità della passerella di Fresagrandinaria ripristinata da poco dove il fenomeno è assente. I tubi sospetti si trovano in un intermedio tra i due punti.
La colorazione nerastra del Treste è ancor più evidente qualche chilometro più a sud. In territorio di Lentella, nel punto di confluenza nel Trigno, la differenza di colore delle acque dei due fiumi è ben evidente e risalta all’occhio (come si può vedere nella foto).
In attesa di una risposta dall’Arta, si pensa che dietro possano esserci allevamenti intensivi di bestiame o frantoi. Non sarebbe la prima volta.
Antonino Dolce


INQUINAMENTO FIUME TRESTE

Strani tubi neri che scaricano nel letto del fiume

14/01/2014. Saranno le analisi dell'Arta (Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale) a dire se qualcuno ha inquinato il fiume Treste. Questo pomeriggio gli uomini della Vigilanza Ittica.Ambientale dell' ARCI PESCA FISA Chieti hanno notato che c'era qualcosa che non andava perchè il fiume aveva una strana colorazione scura. Guardando attentamente si sono accorti che in molti punti anche i sassi che formano il letto del fiume apparivano macchiati. Risalendo il corso d'acqua hanno poi trovato dei tubi neri che, scendendo dalla collina, sono stati posizionati lungo un affluente del Treste. Non è stato possibile raggiungere il punto dove i tubi scaricano in acqua, a causa della situazione ancora instabile delle sponde dopo l'ondata di piena dello scorso dicembre, per vedere cosa realmente esce dai tubi.
Ma i responsabili dell' ARCI PESCA FISA hanno immediatamente contattato l'Arta, che ha inviato i suoi tecnici per i prelievi. Ne sono stati effettuati due: uno nel territorio di Lentella, dove l'acqua è scura, e l'altro a monte, nel territorio di Fresagrandinaria, dove il fenomeno non è visibile, nello stesso punto dove le piogge hanno portato via la passerella di attraversamento del fiume. Acqua scura sembra esserci anche nel punto di confluenza del Treste con il fiume Trigno, qualche chilometro a valle.
Bisognerà attendere le analisi, che diranno se nel fiume ci sono sostanze che non dovrebbero esserci, e poi eventualmente andare ad accertare le responsabilità, con l'attenzione è puntata su quei tubi neri sospetti, forse provenienti da attività produttive della zona, che potrebbero essere la causa dell'acqua insolitamente scura.
di Giuseppe Ritucci (g.ritucci@zonalocale.it)

domenica 12 gennaio 2014

ANTIBRACCONAGGIO

ANIMALI PROTETTI: UCCISO UN ESEMPLARE DI LUPO NEL TERNANO
Rinvenuta nella zona del lago di Piediluco una lupa abbattuta a colpi di fucile
Una pattuglia del Comando Stazione Forestale di Terni, durante un servizio di controllo del territorio ha rinvenuto una femmina adulta di lupo (Canis lupus) da poco uccisa. L'animale è stato ucciso da colpi di arma da fuoco, che l'hanno colpito al collo provocandone la morte immediata. Sono stati immediatamente eseguiti accertamenti sul luogo al fine di individuare il punto di provenienza dei proiettili, ricadente proprio sulla strada e l'eventuale presenza dei bossoli per poter risalire al responsabile. Dall'esame della dentatura e delle condizioni generali si è potuto desumere che si trattava di una lupa di circa 3 o 4 anni, in buone condizioni di salute, che aveva già partorito. L'animale faceva sicuramente parte di un branco abbastanza numeroso (si stima di circa 10 esemplari) che da diverso tempo vive abitualmente nella zona dei comuni ternani. Nel passato questi lupi erano ritenuti responsabili di attacchi a ovini, bovini ed equini della zona ma ultimamente non si era più venuti a conoscenza di ulteriori episodi tanto da far supporre il raggiungimento di un equilibrio tra le popolazioni di animali selvatici e gli animali domestici o di allevamento. Nell'ultimo decennio questi magnifici canidi selvatici si sono riappropriati di quei territori che mano a mano sono stati abbandonati dall'uomo e la loro presenza è un indicatore ambientale, sintomo di un territorio in buone condizioni. Molto spesso però vengono visti come dannosi, non solo dagli allevatori, ma anche da qualche cacciatore che vede nel lupo un predatore antagonista che può compromettere l'esito delle proprie attività venatorie; basti infatti pensare che il lupo è uno dei principali predatori di cinghiali. Il ritrovamento della lupa abbattuta a colpi di fucile non fa che confermare questa tesi. I resti dell'animale sono stati inviati, tramite il servizio veterinario dell'ASL di Terni, all'Istituto Zooprofilattico per l'esame necroscopico che dovrà confermare le cause e il momento della morte dell'animale. Sono ancora in corso indagini da parte dei Forestali per individuare i responsabili del grave atto di bracconaggio che la legge punisce con l'arresto da due a otto mesi o un'ammenda compresa tra i 774 e gli oltre 2mila euro. 

INQUINAMENTO FIUME NERA

Rifiuti liquidi scaricati nelle acque del fiume Nera

Denunciato l’amministratore di un’azienda del polo chimico ternano

Terni 03/01/2014 - 10:44 - Il personale del Corpo Forestale del Comando di Terni ha concluso le indagini che erano state avviate per accertare le responsabilità di uno sversamento di sostanze tossiche effettuato nel fiume Nera. La scoperta era stata fatta nei giorni scorsi da una pattuglia del Comando Stazione Forestale di Terni, durante un servizio di controllo del territorio.
I forestali avevano notato che nella zona a valle del polo chimico ternano il fiume Nera aveva assunto per lunghi tratti una colorazione bianca lattiginosa e nell’aria si era diffuso un odore acre irritante per la gola e gli occhi, segno evidente di un’immissione illecita di sostanze chimiche nelle acque superficiali. Anche la fauna ittica presentava segni di sofferenza, infatti erano presenti anche pesci morti che galleggiavano.
In collaborazione con il personale del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Terni, veniva risalito il corso d’acqua al fine di individuare il punto di sversamento delle sostanze inquinanti, rilevando che le stesse si immettevano nel Fiume Nera provenienti dal Fosso di Vallo. Questo corso d’acqua superficiale scorre lungo la recinzione del Polo Chimico Ternano dell’ex-Polymer e proprio da uno scarico di questo insediamento industriale proveniva la sostanza biancastra lattiginosa.
Si operavano immediatamente gli accertamenti tecnici urgenti allertando l’ARPA di Terni che effettuava prelievi delle acque dei corsi d’acqua e degli scarichi. Le indagini successive portavano all’individuazione della Società responsabile dello sversamento. Si tratta di un’azienda che produce pellicole in polipropilene opportunamente stampate e proprio le sostanze utilizzate per la stampa sono quelle poi sversate nel Fosso di Vallo recapitante nel Fiume Nera. Lo sversamento sarebbe avvenuto, a detta dei tecnici aziendali, a causa di un’ostruzione della tubazione adducente al depuratore.
Per tale fatto sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria l’amministratore delegato e il responsabile del settore di prevenzione dell’inquinamento idrico della società che dovranno rispondere di violazioni alle norme ambientali per abbandono di rifiuti liquidi immessi in acque superficiali e per deturpamento ambientale del fiume Nera, corso d’acqua sottoposto a vincolo paesaggistico-ambientale.

domenica 5 gennaio 2014

RIGORE SVIZZERO

Ticino: ripescato senza patente
L'uomo è stato trovato a pescare senza patente, in una zona di divieto


420 franchi di multa. A tanto ammonta la sanzione emessa dalla Pretura penale nei confronti di un pescatore, trovato a pescare presso la foce di un fiume ticinese, senza patente e in una zona di divieto.
I fatti sono accaduti lo scorso giugno, e dopo aver ricevuto un decreto d'accusa che lo condannava al pagamento di 200 franchi di multa più spese, l'uomo ha deciso di ricorrere.
Ma il Presidente della Pretura penale ha tirato dritto, come si legge nella sentenza: "L'autore è colpevole di contravvenzione alla Legge cantonale sulla pesca e sulla protezione dei pesci e dei gamberi indigeni per avere, esercitando la pesca, senza essere in possesso dell'obbligatoria patente, all'interno della zona di divieto presso la foce del fiume".
Di conseguenza il Presidente Marco Kraushaar  ha confermato la condanna al "pescatore" ovvero una multa di 200 franchi, aggiungendo inoltre il pagamento delle spese e tasse giudiziarie. Per un totale di 420 franchi di multa.

sabato 4 gennaio 2014

PESCA ILLEGALE.....

Pesca illegale delle “cee” (avannotti di anguilla), più controlli nel parco regionale

L’Ente Parco regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli lancia in questi giorni una campagna di prevenzione e repressione per combattere la pratica, odiosa e illegale, della pesca degli avannotti di anguilla, conosciuti localmente anche col nome di “cee”: il direttore del Parco Andrea Gennai, in collaborazione col Servizio Vigilanza dell’Ente Parco, col Corpo Forestale dello Stato, con la Capitaneria di Porto e con la Provincia di Pisa, ha deciso di intraprendere una forte azione in questa direzione per ridurre il grave danno ecologico ed economico che deriva da tale attività illegale.
L’attività di pesca delle “cee” ha non solo gravi conseguenze di natura ambientale, che stanno alla base delle normative comunitarie e nazionali di riferimento, con la previsione del divieto assoluto di questa tipologia di pesca, ma anche ripercussioni serie sulle attività regolari di pesca dell’anguilla nelle acque interne di tutta la Toscana. L’esercizio di tale pratica illegale è ancor meno accettabile in un’area protetta e nei corsi d’acqua interni ad essa.
La cattura delle “cee” ha un impatto devastante sulla specie e sull’economia legata alla pesca legale dell’anguilla
L’anguilla è uno dei pesci più straordinari delle nostre acque, se non altro per gli spostamenti che fa per riprodursi, viaggiando fino al Mar dei Sargassi e da qui ritornando sotto forma di avannotto.
Proprio questi avannotti, da noi chiamati tradizionalmente “cee”, arrivano dal Centro America ai nostri fiumi per risalirli addirittura fino alle sorgenti, dove dovrebbero diventare adulti: una fatica immane, oggi resa ancora più difficile dalla qualità delle acque dei fiumi e soprattutto dai moltissimi sbarramenti artificiali presenti lungo il loro corso.
Le acque interne della Toscana e di tutto il Paese stanno così spopolandosi di anguille, facendo registrare una drastica diminuzione di questi animali, tradizionalmente sempre piuttosto numerosi, e causando danni economici seri all’altrettanto tradizionale pesca effettuata nel pieno rispetto delle regole.
Per ovviare a questo problema, l’Unione Europea sta finanziando progetti per l’allevamento di “cee” e il rilascio delle giovani anguille nei tratti interni dei fiumi toscani: nella nostra zona la Provincia di Pisa ha realizzato un apposito incubatoio, proprio nella Tenuta di San Rossore, dove le giovanissime anguille vengono allevate con cura fino a quando non raggiungono dimensioni tali da poter essere liberate nei fiumi toscani.
In questa situazione è evidente che la pesca delle “cee” appare inaccettabile non solo per l’enorme impatto sulla specie (per un semplice piatto di “cee” si uccidono molte centinaia di animali) e sull’ecosistema in generale, ma anche per il colpo mortale che questa attività illegale inferisce alle forme di pesca regolare dell’anguilla, che è un’antica tradizione ed un’attività importante dal punto di vista economico.
L’invito della Direzione del Parco-
Il Direttore del Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli invita cittadini e pescatori sportivi a non pescare le “cee” e a non introdurre nell’area protetta regionale neppure gli attrezzi utilizzati per la cattura, espressamente vietati dal regolamento: sono infatti previste  pesantissime sanzioni amministrative (fino a diverse migliaia di euro), oltre alla confisca del pescato e delle attrezzature. Laddove possibile, le “cee” che venissero confiscate saranno donate alla Provincia di Pisa, per il loro utilizzo nell’incubatoio e la successiva liberazione nei fiumi toscani, dove non sarebbero altrimenti mai potute arrivare: gli interessi dei pescatori in regola, degli ambientalisti e di tutta la collettività saranno così finalmente tutelati.
Nei giorni scorsi il Direttore ha inoltre inviato al personale addetto alla vigilanza nell’area protetta una direttiva affinché vengano predisposti adeguati servizi di controllo, prevenzione e repressione, concordando auspicabili forme di coordinamento e collaborazione con le altre amministrazioni competenti.
«Un appello va infine a tutti coloro che dovessero riscontrare o essere a conoscenza di attività di pesca illegale delle “cee” – conclude il Direttore del Parco; – a loro chiedo di segnalare tempestivamente al Servizio Vigilanza dell’Ente Parco (vigilanza@sanrossore.toscana.it) ed alle altre autorità di controllo, casi sospetti all’interno del Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli. La collaborazione con i cittadini è d’altronde un aspetto essenziale di questo nuovo corso che si intende dare al nostro Parco.»