lunedì 24 novembre 2014

FIUME TRIGNO. CHI HA INQUINATO DEVE PAGARE

Trigno inquinato: invocate pene severe per chi ha messo a rischio la salute della popolazione
VASTO. 24.11.2014.” Chi ha inquinato il Trigno deve pagare”. A chiedere giustizia per l’ambiente e per la salute dei cittadini è Augusto De Sanctis del Forum abruzzese dei Movimenti per l’acqua. La diagnosi fatta dalla Forestale sullo stato di salute del Trigno ha provocato sconcerto e rabbia e la popolazione di chiede come sia stato possibile permettere per tanto tempo l’avvelenamento di un fiume che disseta e irriga una grande fetta di territorio. Augusto De Sanctis,  invita la Asl ad ottemperare agli obblighi di legge rendendo pubblico periodicamente il risultato del monitoraggio delle acque.
«È un fatto gravissimo che non venga fatto, perché l'inquinamento appare cronico in questo fiume: prima l’arsenico, poi la salmonella. Dal 2012 il fiume è malato ma inspiegabilmente non c’è stato alcun provvedimento d’urgenza da parte delle amministrazioni pubbliche a tutela della salute dei cittadini. Siamo davanti al fallimento conclamato del sistema. Lo sversamento dei veleni avviene in totale anarchia. La struttura pubblica è al collasso», dichiara De Sanctis. «Bisogna dire grazie alla Forestale e al lavoro che ha fatto. Ma chi ha inquinato il fiume deve pagare”.
Paola Calvano (paolacalvano@vastoweb.com)

domenica 23 novembre 2014

FIUME TRIGNO ...............

INQUINAMENTO FIUME TRIGNO.
I PRECEDENTI INQUIETANTI

yyFEBBRAIO 2012: LA COMPARSA DELL’ARSENICO PROTEZIONE CIVILE, CONIV, ARTA, COMUNI DI VASTO E SAN SALVO, ASL, ATO, SASI E I RAPPRESENTANTI DELLA FORZE DELL’ORDINE ACCORRONO TUTTI AL CAPEZZALE DEL...

yyFEBBRAIO 2012:
LA COMPARSA DELL’ARSENICO
PROTEZIONE CIVILE, CONIV, ARTA, COMUNI DI VASTO E SAN SALVO, ASL, ATO, SASI E I RAPPRESENTANTI DELLA FORZE DELL’ORDINE ACCORRONO TUTTI AL CAPEZZALE DEL FIUME TRIGNO DOPO LA COMPARSA DI ARSENICO NELL’ACQUA. L’OBIETTIVO È DUPLICE: FARE CHIAREZZA SULLA SOSPETTA CONTAMINAZIONE DEL FIUME ED EVITARE CHE POSSA ACCADERE ANCORA. L’EMERGENZA SCOPPIA A FINE FEBBRAIO. I VALORI DELL’ACQUA DEL FIUME, TORNANO ALLA NORMALITÀ UN MESE DOPO. LE AUTORITÀ ASSICURANO CHE SARÀ ALZATO IL LIVELLO DI GUARDIA, MA LA PREOCCUPAZIONE DEI RESIDENTI RESTA GRANDE. LA POLIZIA PROVINCIALE, SOLLECITATA DALLA PREFETTURA, INDAGA PER RISALIRE ALLE CAUSE DELL’INQUINAMENTO E CONTEMPORANEAMENTE VIGILA PER PREVENIRE NUOVE AZIONI SCELLERATE.

yyGENNAIO 2013:
ALTRE SOSTANZE INQUINANTI
SOSPESA LA CAPTAZIONE DELL’ACQUA NELLA COSIDDETTA “TRAVERSA” DI LENTELLA. NEL FIUME SONO COMPARSE ALTRE SOSTANZE INQUINANTI. MA SULLA VICENDA NON SARÀ MAI FATTA CHIAREZZA. LA CAPTAZIONE IDRICA DA QUEL MOMENTO VIENE EFFETTUATA NELLA TRAVERSA DI SAN GIOVANNI LIPIONI, PIÙ A MONTE. LA REGIONE ASSICURA CHE SI TRATTA DI UN PROVVEDIMENTO TEMPORANEO. IN REALTÀ ANCORA OGGI L’ACQUA VIENE PRELEVATA SEMPRE NELLA ZONA DI SAN GIOVANNI LIPIONI

yyGIUGNO 2014:
LE TRACCE DI SALMONELLA
NELL’ACQUA DEL TRIGNO VENGONO TROVATE TRACCE DI SALMONELLA. I SINDACI DEI COMUNI DELLA VALLATA - E PER UN CERTO PERIODO ANCHE DI MONTENERO DI BISACCIA, IN MOLISE - EMANANO ORDINANZE CON LE QUALI SOSPENDONO L’EROGAZIONE IDRICA PER USO IRRIGUO. UN MESE DOPO L’ALLARME CESSA, TANT’È CHE ALCUNE ORDINANZE VENGONO REVOCATE, MA ANCHE SU QUESTA VICENDA RESTANO MOLTE INCOGNITE. (p. c.)

FIUME TRIGNO ...........

E DA DUE ANNI A LENTELLA RESTANO I DIVIETI
Niente acqua per uso potabile: fascicolo in Procura anche dall’Ufficio circondariale

VASTO 22.11.2014. Da due anni l’acqua del Trigno prelevata nella traversa di Lentella è vietata all’uso potabile. L’estate scorsa si scoprì che anche l'acqua a monte era inquinata e per un certo periodo l’uso potabile fu interdetto. Dal 2012 la popolazione del Vastese aspetta di sapere chi ha inquinato il Trigno a Lentella e perché l’acqua non è stata più riclassificata. L’autorità marittima ha già consegnato un rapporto alla magistratura sulle condizioni del fiume che segna il confine fra Abruzzo e Molise. Nel 2013 l’Arta rese noti i risultati delle analisi eseguite sui campioni di acqua prelevata il 25 marzo 2013 dal Trigno e dall’affluente Annecchia. Il comandante del Circomare, Giuliano D’Urso, portò il fascicolo in Procura. L’inchiesta è in mano al sostituto procuratore Enrica Medori. Sulla scrivania del pm sono già finiti diversi faldoni preparati dai carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico. Il reato ipotizzato è inquinamento ambientale.
Stando a indiscrezioni a far ammalare il Trigno al punto da portare al declassamento dell’acqua non è stata una sola causa ma un coacervo di cause, non ultimo il malfunzionamento o l’inesistenza in alcuni tratti di adeguati depuratori. Particolare ora confermato dalla Forestale. E sul funzionamento dei depuratori è intervenuto più volte anche Augusto De Sanctis, già responsabile regionale del Wwf e ora dell’associazione Movimento delle acque.
L’indagine della Procura, seguita con attenzione già dall’ex procuratore capo, Francesco Prete, riguarda la traversa di Pietra Fracida ma anche le aree a monte e a valle, un percorso di 80 chilometri. L’inchiesta procede nel massimo riserbo. Gli investigatori stanno valutando ogni ipotesi. Il risultato delle analisi e delle indagini dell’autorità marittima è un tassello prezioso. Il prefetto di Chieti, Fulvio Rocco De Marinis, ha chiesto di essere informato sullo stato di salute del fiume. Il rappresentante del governo, come promesso più volte al sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, ha ordinato il potenziamento dei controlli dell’acqua che scorre nella vallata di Lentella e il monitoraggio delle discariche. Gli ultimi prelievi del Sian confermano che la “guarigione” del fiume è in corso, ma la convalescenza appare lunga. (p.c.)

 

FIUME TRIGNO INQUINATO

Inquinamento Trigno, «A Fresagrandinaria vere e proprie fogne a cielo aperto»
L'operazione della Forestale su tutto il Vastese
FRESAGRANDINARIA 21/11/2014- Ai piedi di Fresagrandinaria delle vere e proprie fogne a cielo aperto create dagli scarichi del paese e che poi contribuiscono all'inquinamento del Trigno. Inoltre, seppur non censito, nel comune del Medio Vastese è stato rinvenuto un depuratore mai entrato in azione.
È quanto scoperto dagli uomini della Forestale nell'operazione denominata Alfeo.
Questo il resoconto dettagliato dello stesso Corpo Forestale.
Operazione Alfeo, questo il nome dato alle attività condotte dal Corpo Forestale dello Stato tese all’accertamento delle cause del forte inquinamento del Fiume Trigno
Chieti, 21 novembre 2014. Nella mitologia greca il Fiume Alfeo, deviato da Ercole in una delle sue 12 fatiche, ripulisce le stalle di Augias; nella triste realtà abruzzese e molisana il fiume Trigno riceve le acque di scarico dei vicini paesi e delle attività produttive. Sono ancora in corso le attività di capillare controllo, poste in essere nel corso dell'ultimo anno da parte del Corpo Forestale dello Stato, sulla condizione delle acque del fiume Trigno, in seguito a ripetute segnalazioni che ne denunciavano uno stato di grave inquinamento.
34 gli scarichi controllati, di cui 4 comunali, due scarichi a cielo aperto e 28 aziendali; 18 gli illeciti amministrativi accertati (per scarichi non autorizzati, scarichi fuori tabella, derivazioni e scavo pozzi abusivi); 8 le comunicazioni di notizia di reato inoltrate alla Procura della Repubblica di Vasto a carico dell’Ente gestore degli impianti (per scarichi su suolo, scarichi di acque industriali non autorizzati, danneggiamento aggravato di acque pubbliche, getto pericoloso di cose, danneggiamento beni paesaggistici, stoccaggio abusivo di fanghi settici e stoccaggio abusivo di rifiuti liquidi). Questi i numeri dei controlli posti in essere dagli uomini del Comando Stazione Forestale di Gissi nei Comuni di Dogliola, Fresagrandinaria, Palmoli e Tufillo.
La mera lettura dei dati, tuttavia, non racconta la condizione di degrado degli impianti di trattamento delle acque di scarico che si riversano nel Trigno e sui suoli circostanti. Molte aziende private scaricano acque reflue domestiche e in due casi acque reflue industriali, in assenza della necessaria autorizzazione.
Soprattutto, allarmante appare lo stato degli scarichi comunali, sia da un punto di vista amministrativo, posto che la maggior parte delle autorizzazioni allo scarico, rilasciate dalla Provincia di Chieti, sono scadute, sia quanto al funzionamento degli impianti di depurazione: le analisi dei campionamenti delle acque di scarico posti in essere dai tecnici dell'ARTA di Vasto-San Salvo, infatti, hanno evidenziato il superamento dei limiti tabellari previsti dal Codice sull’ambiente, sia per i parametri biologici, sia chimico fisici.
Situazione singolare quella del Comune di Fresagrandinaria, in cui non risulta censito alcun impianto di depurazione: dai controlli effettuati sul posto dalla Forestale, i due scarichi in cui confluiscono le acque reflue dell'agglomerato urbano, in località Pozzi e La Morgia, risultano vere e proprie fogne a cielo aperto. Nella zona industriale di Fresagrandinaria, invece, l'impianto di depurazione c'è, sin dalla fine degli anni '90, ma non è mai entrato in funzione: le acque reflue urbane della zona convogliano in due vasche di sollevamento, ove vengono lasciate a ristagnare.
Il Corpo Forestale ha segnalato quanto accertato alla Prefettura UTG di Chieti ed a tutti gli Enti pubblici interessati, come i Sindaci dei Comuni controllati, la Provincia di Chieti e la ASL. È necessario, infatti, per conseguire risultati efficaci e duraturi a tutela dell'ambiente, dare un seguito alle denunce ed alle sanzioni: ciascuno secondo le proprie responsabilità e competenze deve porre in essere ogni iniziativa volta alla realizzazione ed al buon funzionamento degli impianti di trattamento e depurazione delle acque, pubblici e privati, non soltanto a beneficio della salute delle acque del Trigno, ma anche quale importante segno di civiltà, perché il rispetto delle norme in materia ambientale costituisca la regola e non la scelta eccezionale di pochi virtuosi.

 

DISASTRO AMBIENTALE

Distrutto tratto del bosco sul fiume Osento
 
CASALBORDINO 21.11.2014 – "Nei pressi del ponte della SS16 Adriatica sul fiume Osento -si legge in una nota del Wwf Chieti- si assiste in questi giorni ad una scena impressionante: la folta vegetazione che lambiva il corso d’acqua è completamente scomparsa: l’azione di mezzi meccanici  e motoseghe hanno trasformato il fiume, fino alla sua foce, in uno squallido canale privo di ogni forma di vita animale e vegetale.
Alberi, arbusti, principalmente esemplari di Salice bianco e Pioppo nero, più a monte sottoposti a tutela europea dal Sito di Interesse Comunitario IT7140111 “Boschi Ripariali sul Fiume Osento” ma qui invece rasi al suolo.
 E’ accaduto che la Direzione Lavori Pubblici della Regione Abruzzo ha autorizzato, come indicato dal cartello sulla SS16, lavori “di sistemazione spondale ed adeguamento di quelle esistenti e risagomatura dell’alveo con riapertura delle sezioni idrauliche”".
"Con queste opere distruttive la Regione - ha dichiarato Claudio Allegrino, coordinatore delle guardie giurate volontarie del WWF- ha violato le stesse regole che si è data  con le proprie leggi regionali sulla tutela dei fiumi, con il piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni (PSDA) e con la Delibera di Giunta Regionale n. 494 del 30.3.2000 avente ad oggetto "Atto di indirizzo, criteri e metodi per la realizzazione di interventi sui corsi d'acqua della Regione Abruzzo" che ribadisce l’utilizzo delle tecniche di Ingegneria Naturalistica nelle sistemazioni dei corsi d'acqua e che stabilisce che i lavori non debbano prevedere la distruzione della vegetazione dei fiumi, riconoscendone una funzione utile anche per la prevenzione dei danni".
"Le acque del fiume Osento - continua il dott. Sante Cericola, esperto WWF di gestione degli ecosistemi fluviali- sono classificate di qualità “scadente” secondo i dati ARTA 2011. Con questi lavori di asportazione totale della vegetazione riparia, la capacità auto-depurativa del fiume sembra essere stata pesantemente compromessa. Sono decenni che nelle università si spiega quanto interventi di questo tipo siano dannosi, ma purtroppo si persevera con questi sistemi meramente idraulici tardo ottocenteschi".
Con i 500 milioni di euro utilizzati per ridurre l’Osento in un pericoloso canale d’acqua si sarebbe potuto intervenire restituendo al fiume le sue golene e gli spazi inondabili per ridurre il rischio di creare un’autostrada d’acqua, come invece è stato fatto. Inoltre si sarebbe potuto consolidare gli ambiti in erosione spondale con l’ingegneria naturalistica e diversificando morfologicamente l'alveo, invece che banalizzarlo, il tutto con la finalità di potenziare la capacità naturale di auto depurazione. Tutto questo avrebbe contribuito anche per il fiume Osento, ad una graduale, seppur lenta, riqualificazione verso l’obiettivo di buono stato di qualità imposto dalla Direttiva Acque dell’ Unione Europea”.
 Il WWF ha presentato una denuncia all’Autorità Giudiziaria sperando di interrompere la scomparsa degli ambienti fluviali.

AMBIENTE....

Discarica abusiva, avviate le procedure di legge
SAN SALVO 21.11.2014. L’Ufficio Ambiente del Comune di San Salvo, appena ne ha avuto notizia nei giorni scorsi, dopo aver effettuato un sopralluogo ha immediatamente attivato le procedure di legge per la rimozione, smaltimento e bonifica delle lastre di eternit abbandonati in contrada Prato (ponte del Pencio).
In particolare il sopralluogo è avvenuto in maniera congiunta con un funzionario dello Iesp della Asl Lanciano-Vasto-Chieti con il quale è stato concordato la messa in sicurezza del sito abusivo e tutte le pratiche per il ripristino dell’area. Ora si è in attesa dei preventivi per le operazioni richieste dalla legge per lo smaltimento presso aziende autorizzate. Per la precisazione sono state contattate tre ditte locali per stabilire la migliore offerta, per quanto previsto dalla legge. 
Intanto lo scorso 17 novembre l’Ufficio Ambiente ha inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vasto la comunicazione di denuncia di reato contro ignoti per abbandono di rifiuti pericolosi e attivazione discarica non autorizzata. 

giovedì 20 novembre 2014

AMBIENTE

Piccole Sentinelle dell’Emergenza

Anche per l’anno scolastico 2014-2015 verranno effettuati corsi nelle scuole primarie 

da parte dei volontari del Circolo "Zona di Jesi"

L’obbiettivo è quello di far conoscere agli studenti come prevenire i pericoli esistenti quando ci si reca negli ambienti acquatici, in particolare nelle prime giornate di accesso al mare; pericoli determinati dal sole, dalle onde, dai tuffi, ecc. e quando e come si attiva il soccorso di emergenza 118 in caso di pericolo.
Gli incontri termineranno con la proiezione di un documentario che porta alla scoperta della vita presente all’interno delle acque quando queste sono pulite, non inquinate, e quindi l’importanza della tutela degli ambienti acquatici (fiumi – laghi – mare) per permettere alla fauna ittica di poter continuare a vivere, nel loro ecosistema; salvaguardia e tutela della acque svolta dalle forze dell’ordine, dagli enti locali e dalle associazioni di volontariato che, come l’ARCI PESCA FISA, con le proprie Guardie Ittiche - Ambientali Volontarie, vigilano affinché le acque non vengano contaminate da materiali inquinanti. 

FORMAZIONE G.P.G. VOLONTARI


mercoledì 19 novembre 2014

ABUSIVISMO AMBIENTALE

SEQUESTRATO LAGHETTO DI PESCA SPORTIVA PER LAVORI ABUSIVI
L'area è inserita in un Sito di importanza comunitaria tutelato da norme dell'Unione Europea
Comando Provinciale Torino
 
Torino, 11 novembre 2014 - Il Personale del Corpo Forestale dello Stato - Sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Torino e il Personale di Vigilanza dei Parchi Regionali hanno denunciato 4 persone per lavori abusivi in un'area tutelata come Sito di Importanza Comunitaria da norme dell'Unione Europea.
L'intervento irregolare è consistito in un rimodellamento della sponda di un laghetto di pesca sportiva in assenza di autorizzazioni con taglio ed estirpazioni di alberi di frassino e ontano.
L'intera area è quindi stata sequestrata per ordine dell'Autorità giudiziaria.

DISASTRO AMBIENTALE

SCOPERTO SVERSAMENTO DI ACQUE DI LAVAGGIO INERTI NEL FIUME NETO
Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno denunciato il presunto responsabile
Comando Provinciale Crotone


Crotone, 15 novembre 2014 - Gli agenti del Corpo forestale dello Stato nei giorni scorsi, nell'ambito dell'operazione Focus 'ndrangheta, hanno scoperto uno scarico di acque di lavaggio di inerti provenienti da un impianto a Rocca di Neto. Lo sversamento abusivo aveva intorbidito le acque del fiume Neto. Il responsabile dell'impianto di lavorazione è stato denunciato all'autorità giudiziaria.
I Forestali durante i servizi di controllo del territorio hanno osservato lungo l'argine del fiume Neto che le acque avevano assunto una colorazione bruna anomala. Percorrendo attentamente la sponda si sono accorti che l'acqua torbida proveniva da un fosso posto sul versante di Rocca di Neto. Setacciando la loc. Timpata gli agenti hanno constatato che lo sversamento proveniva da un impianto di lavorazione inerti. Le acque non erano sottoposte al processo di decantazione e sedimentazione. Gli accertamenti successivamente svolti, inoltre, hanno evidenziato che lo scarico non era autorizzato dall'amministrazione provinciale. I forestali, pertanto, hanno segnalato il responsabile dell'impianto, BA un giovane di 25 anni di Rocca di Neto, alla Procura della Repubblica per scarico di acque reflue industriali in assenza di autorizzazione. L'imprenditore, peraltro, con la sua condotta irrispettosa dell'ambiente, ha integrato violazioni della normativa paesaggistica e ha danneggiato lo stato delle acque. La torbidità prodotta dallo scarico, infatti, altera l'equilibrio biologico delle acque con riflessi negativi sulla flora e la fauna ittica. Si evidenzia, inoltre, che l'area rientra nella Zona di protezione speciale (ZPS) Alto Marchesato e fiume Neto tutelata dalla legge quadro sulle aree protette. L'intervento dei forestali ha interrotto una condotta illegale, con riflessi sulla conservazione dell'ambiente fluviale caratterizzato da complessi equilibri, spesso sottovalutati. Controlli ulteriori saranno svolti nei prossimi giorni. Per aiutare il Corpo forestale a contrastare il degrado ambientale si invita la cittadinanza a segnalare compiutamente presunti abusi.

AMBIENTE

FURTO DI MATERIALE INERTE NEL DEMANIO. QUATTRO DENUNCE NEL COSENTINO

POSTO SOTTO SEQUESTRO UN CANTIERE E UN PIAZZALE REALIZZATO ABUSIVAMENTE
Comando Provinciale Cosenza

Cosenza, 15 Novembre 2014 - Indagini accurate da parte del Corpo forestale dello Stato hanno portato nei giorni scorsi al deferimento di tre persone per reati ambientali e al sequestro preventivo di un cantiere disposto dal Tribunale di Cosenza su richiesta della Procura. L'operazione coordinata dal Nipaf, Nucleo Investigativo di Polizia ambientale e Forestale di Cosenza, in collaborazione con diversi Comandi Stazione della zona ha determinato in località "Coretto" di Montalto Uffugo il sequestro di un cantiere di lavorazione inerti, il cui materiale veniva prelevato abusivamente con l'ausilio di un autocarro, posto anch'esso sotto sequestro, nel demanio fluviale del Fiume Crati. Per tale attività, particolarmente monitorata nel tempo dagli uomini del Corpo forestale sono state deferite per furto aggravato all'autorità giudiziaria tre persone residenti a Rose e Luzzi. Durante l'attività delegata dalla Procura si è anche provveduto al sequestro d'iniziativa di un piazzale di 1500 metri quadri creato sopprimendo un bosco sottoposto a tutela paesaggistica presente proprio nell'alveo del fiume e per la quale creazione sono stati prelevati oltre 45000 metri cubi di inerti accumulati sul posto e pronti per essere trafugati. Per tale attività un uomo di Rose dovrà rispondere di distruzione di bellezze naturali, soppressione di bosco vincolato paesaggisticamente e realizzazione del piazzale senza le autorizzazioni previste dalla normativa edilizia.

mercoledì 5 novembre 2014

PROVINCIA DI CHIETI

ENNESIMA RICHIESTA DI INCONTRO URGENTE IN MATERIA DI PESCA SPORTIVA PRESSO LA PROVINCIA DI CHIETI.

Nella data di lunedì 03 novembre 2014, l'ARCI PESCA FISA - Comitato Provinciale di Chieti, ha ripresentato ancora una volta, una richiesta scritta di "incontro urgente" con le Associazione Ittiche e i tecnici della Provincia, per una discussione sulle problematiche della pesca sportiva nelle acque interne.
 
Si è  fatto presente, che a fronte di una stagione 2014  "DISASTRO", la peggiore che i pescatori sportivi ricordino a memoria, è importante programmare sin da subito tutta la prossima attività alieutica, quale: ripopolamento trote, ripopolamento luccio nei soli bacini di Bomba e Casoli, tabellazione dei corsi d'acqua, potenziamento dei campi di gara,  istituzione tratti no-kill, tutela delle sorgenti "cat.A" con l'obbligo della pesca con ardiglione schiacciato e rilascio immediato del pescato, pesca notturna.
 
Nel frattempo, si è intervento anche presso la Regione Abruzzo, interessando direttamente l'Assessore dott. Dino Pepe, affinché solleciti la ripresa dei lavori per una modifica sostanziale della Legge Regionale n°44/1985.
 
Invito, chiunque a prestare attenzione e riflettere su quanto sopra menzionato, con delle proprie proposte o idee alternative, da fare recapitare a questo Comitato Provinciale.
 
Il Presidente
G. Zappetti

AMBIENTE

SCOPERTA UNA DISCARICA ABUSIVA NEL CROTONESE
Denunciato il presunto responsabile, numerose le irregolarità ambientali riscontrate
Comando Provinciale Crotone

Crotone, 31 ottobre 2014. Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno scoperto una cava abusiva e altri illeciti ambientali a Rocca di Neto (CR). Il presunto responsabile, nei giorni appena scorsi, è stato individuato e segnalato all'autorità giudiziaria.
I Forestali nel corso di un'attività di controllo del territorio disposta dal Comando provinciale Crotone per contrastare l'escavazione illegale di materiale litoide hanno scoperto, nei giorni appena scorsi, nella loc. Cupone del comune di Rocca di Neto una cava abusiva. L'escavazione interessava un'area di circa 1000 m2 all'interno di uno scolo naturale delle acque. In seguito ad indagini gli agenti del Corpo forestale sono risaliti al presunto responsabile, AC un operaio cinquantacinquenne di Rocca di Neto. Le sue argomentazioni volte a spiegare la regolarità dell'intervento, infatti, sono subito apparse contraddittorie.
L'area risulta di proprietà del comune di Rocca di Neto. I forestali hanno constatato che era stata distrutta la macchia mediterranea, costituente bosco, già esistente nel sito.
Sono state integrate una serie di illegalità che comprendono l'esercizio abusivo di cava e quindi il furto essendo la proprietà comunale, l'invasione di terreno, la violazione delle norme edilizie e paesaggistiche, insieme ad altri reati. È stato realizzato, senza alcun titolo abilitativo, un capannone avente una pianta di 74 m x 6 m. L'area, peraltro, rientra nella perimetrazione della zona di protezione speciale (ZPS) Alto Marchesato e fiume Neto, equiparata ad area protetta. È inverosimile che tutte tali attività siano stati poste in essere da un solo individuo, per cui continuano le indagini volte a far emergere ulteriori responsabilità. Più che l'intraprendenza o la tracotanza del presunto responsabile colpisce che nessuna persona abbia segnalato al comune o anche alle Forze di polizia l'esistenza di abusi. Fra l'altro sono state interessate dagli scavi illegali alcune pendici mettendo a rischio la stabilità delle stesse. L'attività svolta dai forestali ha consentito di porre freno ad un'attività illecita molto diffusa nel territorio, con riflessi negativi sull'assetto idrogeologico. Sono in corso indagini ulteriori volte a far emergere altre illegalità.

AMBIENTE

LA FORESTALE ACCERTA LO SMALTIMENTO ABUSIVO DI RIFIUTI SPECIALI NEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO VALLO DI DIANO E ALBURNI.
Il bliz ha portato al sequestro di un'area di circa 200 mq nel comune di Postiglione(SA)- Individuato e denunciato l'autore
Coordinamento Territoriale per l'Ambiente di Vallo della Lucania (SA).
 
Postiglione(SA)-30 ottobre 2014.-E' stato denunciato dal Corpo Forestale dello Stato, un uomo di 63 anni, responsabile di aver smaltito illecitamente e abbandonato nella sua proprietà, rifiuti speciali nel comune di Postiglione in località "Iacolata".I reati accertati, sono stati perpetrati nell'area protetta del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale e, a Protezione Speciale. Il Comando Stazione Forestale di Petina, durante un servizio finalizzato alla prevenzione ed al contrasto degli illeciti in materia ambientale, nel comune di Postiglione, notava in prossimità di un bosco la presenza di ingenti quantitativi di rifiuti. Gli Agenti, da una prima ricognizione dei luoghi, constatavano che sull'area di circa 200 mq, confinante con terreni privati, erano stati depositati diversi cumuli di rifiuti provenienti da attività edili. Durante il sopralluogo, si appurava che all'interno dell'area erano stati riversati, in un impluvio profondo circa 2 metri, ingenti quantitativi di rifiuti speciali, pari a circa mc.200, costituiti principalmente da materiali edili di risulta, quali: grondaie in lamiera, secchi in plastica, tegole, calcinacci, mattonelle, piastrelle e quant'altro. Il reiterato abbandono del materiale aveva completamente riempito il vallone, comportando una netta e permanente trasformazione dello stato dei luoghi. Accertata la proprietà dell'area, le Giubbe Verdi, al fine di interrompere la condotta illecita ponevano sotto sequestro preventivo l'intera area, denunciando a piede libero il trasgressore alla Procura della Repubblica del Tribunale di Salerno. Diversi sono i controlli tesi al monitoraggio e al contrasto del fenomeno del traffico e della gestione illecita di rifiuti da parte degli uomini del Corpo Forestale dello Stato su tutto il territorio Cilentano, finalizzati alla tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini. L'attività ad oggi ha fatto registrare i seguenti dati: n°30 Notizie di Reato, n°21 persone denunciate all'Autorità Giudiziaria, n°15 aree sottoposte a sequestro, n°13 sanzioni amministrative elevate per un importo pari a circa Euro 15.000. Inoltre, molteplici sono i siti individuati e segnalati alle competenti Autorità Amministrative; questa attività riveste notevole importanza per la riconversione e il recupero del territorio mediante la bonifica e il ripristino dello stato dei luoghi, per evitare che i rifiuti, esposti in maniera prolungata agli agenti atmosferici, possano causare la diffusione di sostanze inquinanti nei terreni, compromettendo in maniera significativa l'Habitat naturale e le matrici ambientali.