venerdì 31 maggio 2013

PROVINCIA DI CHIETI

INCONTRO  CON  LE  ASSOCIAZIONI  ITTICHE
GIOVEDI' 06 GIUGNO 2013, ORE 15:30 , "ESAME E DISCUSSIONE DELLE PROBLEMATICHE INERENTE LA PESCA".

Presso gli Uffici del Settore Ambiente e Tutela della Fauna in Piazza Monsignor Venturi n°4, a Chieti.

mercoledì 29 maggio 2013

ANTIBRACCONAGGIO

[OPERAZIONE  “RETE”  UNO] 

VIGILANZA E CONTROLLO STRAORDINARIO SUL TERRITORIO,  SABATO 08 E  DOMENICA 09 GIUGNO 2013.

L’ARCI PESCA F.I.S.A - Comitato Provinciale di Chieti, unitamente alla Commissione di Settore “Ambiente – Vigilanza – Protezione Civile” dell’ARCI PESCA F.I.S.A. - Comitato Regionale dell’Abruzzo,  ed in collaborazione con gli organi preposti ai controlli,  hanno promosso per i giorni 08 e 09 giugno 2013, un controllo straordinario sull’esercizio della pesca sportiva, antibracconaggio e prevenzione degli illeciti ambientali, nelle acque e sponde dei due maggiori bacini della Provincia di Chieti, lago di Bomba e  lago di Casoli. con il precipuo obiettivo di scoraggiare e prevenire condotte illecite e deleterie per l’ambiente.

ASSOCIAZIONE

Convocazione   del Consiglio Provinciale ARCI PESCA F.I.S.A. di Chieti, 

ai sensi dell’art. 18 dello Statuto Provinciale  e  Commissioni di Settore, sabato 08 giugno 2013,  ore 18:00,  presso la struttura “Centro Remiero” sul lago di Bomba, ingresso lato sponda sud.

domenica 26 maggio 2013


Pesca di frodo, sequestrati dalla Guardia Costiera 1500 ricci




VASTO (CH) – Effettuato nella notte del 25 maggio dalla Guardia Costiera il sequestro di circa 1500 esemplari di echinodermi.
Nei confronti di quattro pescatori sportivi, sorpresi in flagrante sulla diga foranea del Porto di Punta Penna da una pattuglia dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Vasto, sono state elevate pesanti sanzioni amministrative che ammontano all’ingente somma di 16.000 euro oltre al sequestro delle attrezzature utilizzate con particolare riferimento alle bombole ed agli erogatori utilizzati per immergersi.
I ricci, invece, sono stati prontamente rigettati in mare e restituiti così al naturale habitat ed al micro-ecosistema cui erano stati illegalmente sottratti.
Ancora un successo per gli uomini del Comandante D’Urso che attraverso la programmazione di specifici dispositivi operativi, peculiari piani di pattugliamento e l’efficace costituzione di una strategica rete di osservazione e informazione, proseguono nella concreta azione di contrasto e repressione della pesca illegale.
Amplificare il concetto di deterrenza con il precipuo obiettivo di scoraggiare e prevenire condotte illecite, ma soprattutto deleterie per l’ambiente e per la fauna marina locale.
Il Circomare, a conclusione dell’ennesimo risultato a tutela dell’ambiente marino, ricorda ai pescatori professionisti e sportivi che dal primo maggio e sino al 30 giugno è in vigore il fermo pesca del riccio e pertanto è vietata la cattura, la detenzione e la commercializzazione di tale prodotto.
Tolleranza zero per i contravventori e sorveglianza costante sono le “guide lines” che caratterizzano l’azione della Guardia Costiera di Vasto; un’azione volta a radicare il principio di legalità e il rispetto per l’ecosistema marino; un patrimonio comune ed una risorsa per il futuro.



Fertilizzanti in agricoltura, l'Italia viola il diritto comunitario in materia di inquinamento delle acque

Nel decreto sviluppo un emendamento azzera la 'direttiva nitrati'. Legambiente denuncia alla Commissione europea: “agire subito per evitare gravi contraccolpi sul sostegno all'agricoltura italiana.






Nella legge di conversione del Decreto Sviluppo (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 18 dicembre) un articolo azzera per un anno intero l'attuazione di una fondamentale direttiva europea, la 'direttiva nitrati' del 1991, che stabilisce limiti all'impiego di fertilizzanti azotati in agricoltura per impedire che vengano inquinati fiumi e laghi. Un articolo a dir poco sovversivo nei confronti del diritto comunitario, frutto di un emendamento presentato in extremis dall'onorevole Enzo Ghigo.

Per questo, con una denuncia inviata a Bruxelles, Legambiente chiede l'immediata attivazione dei poteri della Commissione europea per ripristinare la certezza del diritto comunitario nel nostro Paese.

"Non esitiamo a definire grave e irresponsabile questo testo - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - perché l'attuazione della direttiva nitrati richiede investimenti fondamentali per il risanamento delle acque superficiali e dei bacini marini del nostro Paese. E perché aprire un simile conflitto con le norme comunitarie significa vanificare gli investimenti fatti da migliaia di imprenditori agricoli onesti, e esporre la nostra agricoltura al rischio di un severo taglio delle misure di sostegno comunitario, vincolato al fondamentale rispetto delle norme in materia di tutela ambientale".

In Italia, il problema dell’impiego dei fertilizzanti azotati è sottovalutato ma molto serio, specialmente per le falde e i corsi d'acqua delle pianure più fertili, a partire dalla Pianura Padano-Veneta: è proprio in queste aree che - a causa dei nitrati contenuti nei fertilizzanti - le acque di falda risultano ancora lontane dall'obiettivo di "buono stato" che, secondo la direttiva quadro sulle Acque, dovrebbero raggiungere entro il 2015. Ma anche il fiume Po soffre ormai da molti anni per i carichi eccessivi di azoto che le acque intercettano dai campi e dagli allevamenti intensivi delle troppe aziende che non si sono ancora messe in regola con la direttiva. L'eccesso di azoto è una delle cause dell'eutrofizzazione dell'Adriatico, bacino marino con ridotto scambio in cui periodicamente la mediocre qualità dell'acqua si palesa con proliferazioni di alghe e mucillagini, provocando danni all'ambiente marino ma anche all'economia turistica oltre che alla salute dei bagnanti."Siamo consapevoli che la direttiva nitrati sottopone a forte pressione il settore agrozootecnico del nostro Paese – aggiunge Cogliati Dezza - e che vi sono meccanismi di attuazione che non premiano adeguatamente le buone prassi né scoraggiano sufficientemente l'abuso di fertilizzanti chimici. Per questo, ben venga l'apertura di tavoli di verifica e di rimodulazione dell'attuazione della norma. Ma riteniamo intollerabile che il nostro legislatore possa pensare di risolvere i problemi stabilendo la libertà di inquinare attraverso un colpo di spugna su norme che devono valere per tutti i Paesi membri".

venerdì 24 maggio 2013

PROTEZIONE CIVILE

REGIONE ABRUZZO:
"CORSO DI ORIENTAMENTO E CARTOGRAFIA  in  contesti  Protezione Civile",
a cura dell'Associazione Nucleo Operativo Volontari Protezione Civile di Tagliacozzo, nei giorni 24 e 25 maggio, e 08 giugno 2013.

Il corso RICONOSCIUTO dal Servizio Programmazione Attività di Protezione Civile della Regione Abruzzo, rientra in un contesto di formazione al fine di incrementare le capacità operative dei Volontari di Protezione Civile.

Riceviamo e pubblichiamo

PROTEZIONE CIVILE

REGIONE ABRUZZO - DIPARTIMENTO PROT. CIVILE
"RICERCA PERSONE DISPERSE IN SUPERFICIE"
  
Nell’ambito delle attività di formazione dei volontari, il settore Protezione Civile della P.A. Croce Verde Pratola Soccorso, il giorno 1 giugno 2013, organizza, a Pratola Peligna(AQ), una giornata formativa riguardante la tematica della ricerca dispersi in superficie.
La giornata che sarà svolta con la collaborazione del S.A.F. (Soccorso Alpino Forestale) del Comando Provinciale  del C.F.S. dell’Aquila, consisterà in un incontro teorico (la mattina) sulla normativa, sulla tipologia degli scenari in cui sono previsti dispersi e sulle relative modalità e procedure di intervento nella ricerca.
All’incontro teorico farà seguito (il pomeriggio) un’esercitazione con simulazione di una situazione di emergenza con persone disperse, durante la quale verranno messe in pratica le varie modalità e procedure di ricerca.
Gli obiettivi sono molteplici, ma principalmente si vuole fornire un’opportunità perché, le varie componenti che si occupano di soccorso, possano collaborare e comprendere le diverse professionalità dei soggetti partecipanti.
L’iniziativa potrà essere strutturata su ambiti operativi diversificati, in uno o più scenari di intervento.
Alla manifestazione, a cui, oltre alla cittadinanza, alle varie organizzazioni di volontariato, sono invitate anche autorità del D.P.C., della Regione, della Provincia, della Prefettura e locali, sarebbe molto gradita la presenza della Sua associazione.









Riceviamo e pubblichiamo.

AMBIENTE

Pescatori di siluri attendati sul fiume Brenta: blitz della polizia
Intensificati i controlli lungo gli argini a Codevigo in seguito alle segnalazioni di irregolarità giunte in Provincia di bivacchi utilizzati da cittadini della Repubblica Ceca, della Slovacchia e della Moldavia

Padova15 aprile 2013 - Controlli straordinari sono stati messi in atto lungo gli argini del fiume Brenta a Codevigo nei confronti dei sempre più frequenti attendamenti di pescatori dell'Est europeo per verificare che non si verifichino irregolarità.
IL BLITZ. 15 gli uomini in divisa impiegati nell'attività di ricognizione, che ha coinvolto la polizia provinciale di Padova in collaborazione con i carabinieri e le guardie particolari giurate volontarie ittiche dell’associazione Federpesca, della Padova Carp Team e delle Guardie ambientali d’Italia. Una ventina i soggetti residenti nell’est Europa identificati. I pescatori controllati stavano esercitando l’attività sportiva nel rispetto delle normative e non è stata staccata alcuna multa.
PESCA AL SILURO. “Abbiamo deciso di intervenire in forze – spiega l’assessore alla Polizia provinciale Enrico Pavanetto – perché sono giunte molte segnalazioni di bivacchi utilizzati da cittadini della Repubblica Ceca, della Slovacchia e della Moldavia per svolgere un’attività di pesca al siluro che, talvolta, dura per più giorni”. "Occorre dire che qualcuno, appena avvistati gli uomini in divisa si è allontanato rapidamente e ciò a conferma che la situazione deve essere tenuta sotto controllo", aggiunge il comandante della Polizia provinciale Cino Augusto Cecchini, che assicura che i controlli proseguiranno.

ANTI-BRACCONAGGIO NEL PADOVANO

Caccia e pesca in valle Millecampi: maxi controllo anti-bracconaggio

Domenica mattina il blitz della polizia provinciale di Padova e Venezia nell'area lagunare naturalistica. Interessati i comuni padovani di Codevigo, Correzzola, Arzergrande e Piove di Sacco. Una 70ina le persone controllate
Nonostante il tempo inclemente di domenica mattina, valle Millecampi al confine tra le province di Padova e Venezia è divenuta il set di un maxi controllo da parte dei due comandi provinciali di polizia mirato nei confronti dei cacciatori e pescatori che a decine frequentano l'area lagunare naturalistica e per sventare eventuali episodi di bracconaggio.

IL BILANCIO DEL BLITZ. Una decina di pattuglie di agenti volontari hanno monitorato dall'alba i territori di Codevigo, Correzzola, Arzergrande e Piove di Sacco. Il blitz ha consentito di identificare una 70ina di persone: 60 cacciatori e una decina di pescatori. Se tra i cacciatori di valle Millecampi non sono stati riscontrati illeciti, il controllo della circolazione stradale ha permesso, invece, di individuare un mezzo con la revisione scaduta. Gli agenti della polizia provinciale hanno elevato una contravvenzione obbligando il conducente a sottoporre il mezzo alla verifica biennale.
IL BRACCONAGGIO. “L'operazione è stata preceduta da un incontro operativo - ha precisato il comandante del corpo di polizia provinciale Cino Augusto Cecchini - la settimana scorsa, cui hanno partecipato le guardie appartenenti alle associazioni Federpesca, Federcaccia, Guardie Ambientali d’Italia, Rangers d’Italia, Italcaccia ed Enalcaccia, in maniera che fossero condivise le linee guida. La nostra azione mira a separare la figura del cacciatore e del pescatore dall’immagine del bracconiere”.

sabato 18 maggio 2013

INQUINAMENTO FIUME TRIGNO

Inquinamento del fiume Trigno, primo rapporto in Procura
Il comandante del porto consegna ai magistrati il fascicolo sulle indagini. Nel mirino degli investigatori anche il funzionamento dei depuratori

VASTO. Inquinamento del Trigno: l’autorità marittima ha ricevuto dall’Arta i risultati delle analisi eseguite sui campioni di acqua prelevata il 25 marzo scorso dal fiume che traccia il confine con il Molise e dall’affluente Annecchia. Il comandante del Circomare, Giuliano D’Urso nelle prossime 48 ore consegnerà il fascicolo in Procura. L’inchiesta, avviata dal sostituto procuratore Enrica Medori, è al capolinea. «L’indagine non è conclusa», spiega il comandante dell’Ufficio circondariale marittimo. «Vista la delicatezza del caso al momento non è possibile anticipare nulla», afferma l’ufficiale. «Ogni decisione sarà comunicata dall’autorità giudiziaria».
Sulla scrivania del Pm Medori sono già finiti diversi faldoni preparati dai carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico. Il reato ipotizzato è inquinamento ambientale. Stando a indiscrezioni a far ammalare il Trigno al punto da portare al declassamento dell’acqua non è stata una causa ma un coacervo di cause, non ultimo il malfunzionamento o l’inesistenza in alcuni tratti di adeguati depuratori. E sul funzionamento dei depuratori è intervenuto più volte anche Augusto De Sanctis, responsabile regionale del Wwf.
L’indagine della Procura di Vasto, seguita con attenzione anche dal procuratore capo, Francesco Prete, riguarda la traversa di Pietra Fracida ma anche le aree a monte e a valle, un percorso di 80 chilometri. L’inchiesta ha subito un’accelerata ma procede nel massimo riserbo. Gli investigatori stanno valutando ogni ipotesi. Il risultato delle analisi e delle indagini dell’autorità marittima è un tassello prezioso.
Il prefetto di Chieti, Fulvio Rocco De Marinis, ha chiesto di essere informato sullo stato di salute del fiume. Il rappresentante del governo, come promesso qualche settimana fa al sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, ha ordinato il potenziamento dei controlli dell’acqua che scorre nella vallata di Lentella e contestualmente il monitoraggio delle discariche. Gli ultimi prelievi del Sian confermano che la “guarigione” del fiume è in corso. Lo stato di emergenza di inizio anno, tuttavia, è stato prorogato di altri tre mesi. Durante l’estate l’acqua sarà prelevata dalla traversa di San Giovanni Lipioni.
Paola Calvano - IL CENTRO

AMBIENTE - FIUME PESCARA

Nella falda acquifera trovata un'alta concentrazione di sostanze tossiche e diossina. Per la prima volta in Italia i reati ambientali diventano di competenza della Corte d'Assise, che dovrà giudicare diciannove persone per disastro ambientale e avvelenamento delle acque destinate al consumo umano.

Nel 2007, il Corpo forestale dello Stato, che condusse tutte le indagini che hanno portato all'attuale rinvio a giudizio, denunciò l'esistenza della discarica dei veleni, fino ad allora ignorata.
 
Inquinamento della falda acquifera superficiale e profonda con sostanze tossiche e cancerogene che superano i limiti di legge di centinaia di migliaia di volte, diossina nei terreni e contaminanti che continuano a fuoriuscire dall'area. Questa la bomba ecologica attorno al fiume Pescara. A lanciare il nuovo allarme sul sito di Bussi dove nel 2007 il Corpo forestale dello Stato scoprì la megadiscarica di rifiuti tossici, è il WWF Abruzzo, che diffonde i dati dei monitoraggi ambientali e parla di un quadro di contaminazione delle acque e dei terreni molto grave. Nell'ambito dell'inchiesta sulla discarica di Bussi, considerata la più grande d'Italia, se non d'Europa, lo scorso 18 aprile il Gup del Tribunale di Pescara ha rinviato a giudizio 19 ex amministratori della società che gestiva il sito, all'epoca dei fatti, i quali dovranno rispondere di reati quali disastro ambientale e avvelenamento delle acque destinate al consumo umano. Il processo prenderà il via il 25 settembre p.v. davanti alla Corte d'Assise di Chieti. 

Le indagini della Forestale
Nella primavera del 2007, il personale del Comando Provinciale di Pescara del Corpo forestale dello Stato, guidato dell'allora Comandante Dr.Guido Conti, scopriva, sepolta nella verdeggiante Valle del fiume Pescara, la discarica abusiva di rifiuti tossici più grande d'Europa, una superficie grande come venti campi di calcio, per un totale di 500 mila tonnellate di rifiuti. Ha inizio così il processo che vede imputati diciannove persone tra ex vertici della società che gestiva il sito, direttori e vicedirettori che hanno gestito il polo chimico in quegli anni, accusati di disastro doloso e avvelenamento delle acque. Otto, invece i dirigenti delle società gestori dell'Acqua in Abruzzo (Ato e Aca), accusati a vario titolo di commercio di sostanze contraffatte e di turbata libertà degli incanti. L'acqua contaminata potrebbe essere uscita dai rubinetti di centinaia e centinaia di case. La discarica si trova, infatti, in un collo di imbuto e raccoglie le acque di un terzo della regione, punto di confluenza delle acque che provengono dal Gran Sasso della Maiella, gli acquiferi più importanti d'Abruzzo. Ed è proprio lì, in questo punto di raccolta, che si trova la discarica che rilascia veleni.
La discarica venne scoperta dalla Forestale dopo più di un anno di indagini, avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantità di clorometanoderivati. Tali elementi chimici erano stati individuati nel corso di una precedente operazione denominata "Blue River", sul controllo delle acque di scarico industriali e civili nei fiumi della Provincia, portata a termine diversi anni prima dal personale del Comando Provinciale di Pescara del Corpo forestale dello Stato. Il blitz aveva condotto a numerose sanzioni (2.200.000 euro) e cinque denunce a carico dei responsabili dell'avvelenamento delle acque. Sotto la regia della Procura della Repubblica, gli agenti della Forestale avevano condotto le indagini e cercato le cause del ritrovamento delle sostanze tossiche, di derivazione industriale, nelle acque del fiume abruzzese.
La campagna di controlli ed analisi unita a sequestri, perquisizioni, acquisizione di documenti, secondo quanto disposto dal Gup, aveva portato al riscontro di sufficienti elementi di reato per sequestrare l'area e denunciarne i presunti responsabili dell'inquinamento. Il personale del Corpo forestale dello Stato sequestrava così il sito vicino al polo industriale chimico di Bussi sul Tirino (PE). L'analisi delle foto aeree degli ultimi cinquant'anni e i sorvoli con gli elicotteri del Corpo forestale hanno fatto il resto. L'area che era veniva sottoposta a sequestro giudiziario e subito venivano organizzati ed avviati i sondaggi e i carotaggi con tecnici di una ditta altamente specializzata, con il personale della Forestale e con alcuni geologi e chimici locali. Già le prime ricerche condotte dalla Forestale avevano messo in luce che per molti decenni la zona sarebbe stata la tomba di un numero imprecisato di sostanze tossiche contenute in rifiuti e scarti industriali. Una pratica reiterata nel tempo, visto che, molte delle sostanze originariamente palabili, cioè a metà fra stato liquido e solido, furono ritrovate cristallizzate. Le sostanze interrate, mischiate ai terreni che sono stati inquinati da questi materiali, per effetto delle piogge, avrebbero ceduto lentamente gli inquinanti al fiume per arrivare al mare. L'odore dei solventi interrati nel momento in cui le ruspe hanno cominciato a scavare per avere la prova definitiva, era nauseabondo. I danni prodotti all'ambiente erano e sono incalcolabili, considerando che le sostanze tossiche hanno prodotto un inquinamento serio del terreno e delle falde acquifere circostanti.

I dati dell'inquinamento 
Per decenni la discarica di Bussi sarebbe stata destinata a smaltire illegalmente oltre centomila tonnellate di scarti di lavorazione chimiche ed industriali quali: il cloroformio, il tetracloruro di carbonio, l'esacloroetano, il tricloroetilene, triclorobenzeni, metalli pesanti, tanto da essere stata definita una delle piú grandi discariche nascoste di sostanze tossiche e pericolose mai trovate. Un disastro ambientale di  enorme entità.  L'esacloroetano è stato il vero filo d'arianna, in quanto ha consentito di collegare in maniera inequivocabile la discarica di Bussi e l'acqua di rete. Su 43 parametri presi in considerazione, per 35 sono stati riscontrati superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per la falda  superficiale e 23 per la falda profonda. La stragrande maggioranza dei piezometri della rete di monitoraggio all'interno dell'area  industriale evidenzia superamenti dei limiti. Alcune sostanze mostrano superamenti di enorme entitá: il cloroformio 453.333 volte i limiti nella falda superficiale e 46.607  volte nella falda profonda; il tricloroetilene 193.333 volte nella  falda superficiale e 156 nella profonda. Il mercurio 2.100 volte nella falda superficiale; il diclorometano 1.073.333 volte in falda superficiale e 3.267 volte nella falda profonda, il tetracloruro di carbonio 666.667 volte nella falda superficiale e 3733 volte nella  falda profonda. I monitoraggi ambientali sono quelli realizzati dalla  societá Environ per conto dell'attuale proprietaria del sito  industriale, la Solvay Spa, che nel frattempo si è costituita parte civile nel processo penale in corso.

Il danno ambientale
L' Ispra, per conto dell'Avvocatura dello Stato, ha stimato un  danno ambientale di 8,5 miliardi di euro e una contaminazione di circa 2 milioni di metri cubi di terreni, oltre a quella relativa all'acqua di  falda. A fronte di un quadro così preoccupante però, sono stati avviati dalla Solvay, due sistemi di messa in sicurezza d'emergenza sia sulla falda superficiale che per quella profonda nonché alcuni interventi di bonifica su piccole aree. I dati dei  monitoraggi realizzati dal privato, validati dall'ARTA (Agenzia  Regionale per la Tutela dell'Ambiente), costituiscono il riferimento per tutte le azioni di bonifica del sito  e, sono, quindi, pubblici.  I dati,  si riferiscono esclusivamente all'attuale area di proprietá Solvay e ad alcuni pozzi/piezometri posti a valle dell'area  industriale, più esattamente nella Valle del Pescara alla confluenza tra il fiume  Tirino e il Pescara. Da questi dati emerge che il sistema di  trattamento è in grado di ridurre drasticamente il livello della  contaminazione, ma che tra il 2007 e il 2012, nove parametri sono risultati comunque oltre la concentrazione soglia di  contaminazione per la falda superficiale e tre per la falda profonda. Alcune sostanze, inoltre, continuano a fuoriuscire dal sito nonostante il trattamento. La situazione peggiora verso valle nei  pozzi-piezometri. Nel biennio 2011-2012 per la  falda superficiale undici parametri sono risultati essere oltre i limiti  di legge, mentre per la falda profonda sono stati dodici i parametri non  conformi. Tra questi, sostanze estremamente tossiche e/o cancerogene come il benzene (33 volte i limiti nella falda superficiale) il  monocloroetilene (132 volte nella falda superficiale e 112 volte nella profonda), l'esacloroetano (16 volte nella falda superficiale e 152  volte nella falda profonda). Nel 2011 la Environ per conto della Solvay ha ricercato, nei  campioni di suolo all'interno del sito industriale, diossine e furani. Su 29 campioni ben 9 sono risultati avere valori superiori ai limiti  di legge per le aree industriali. Il campione piú contaminato  presentava un valore di 23,7 volte superiore al limite di legge per le aree  industriali.

DENUNCIA IN PROVINCIA

Cinghiali, D'Amico denuncia: «Carni senza controlli finiscono nei ristoranti»

UN ARGOMENTO QUESTO,  PIU VOLTE  DENUNCIATO DALL'ARCI CACCIA E ARCI PESCA FISA.

«Dopo quattro anni nulla è stato fatto per ridurre il numero degli ungulati ed i danni che questi producono a produzioni agricole, cose e persone. - continua d’amico - La caccia di frodo che si somma ad un mercato illegale delle carne senza controlli sanitari, rappresenta un incivile cedimento. Noi avevamo proposto una seria regolamentazione alla caccia del cinghiale. La Provincialo ha bloccato senza nulla fare in questi quattro anni di governo. Alla luce dei frequenti incidenti stradali, dell’increscioso aumento dei danni alle colture agricole, del considerevole consumo di carne che si verifica nei locali pubblici senza garanzie di controlli sanitari, di un incontrollato fenomeno del bracconaggio, non è più è rinviabile regolamentarne il prelievo dei cinghiali.

domenica 12 maggio 2013

AMBIENTE

REATI AMBIENTALI
Lentella:12/05/2013
Invito a riflettere quelle persone che mancano di rispetto allla natura, in quanto  tutto ciò che viene gettato e seppellito abusivamente, senza dovuti controlli e trattamenti speciali,  un giorno prima o poi (se ci sarà un poi), verrà mangiato, bevuto e respirato da tutti. nessuno escluso.



incendio pulman A14 vasto-san salvo

oggi 12 maggio 2013 durante il rientro alla base di san salvo da un sopralluogo,avvistavamo un intensa nuvola di fumo all'altezza del villaggio siv in prossimità della A14 tratto vasto-san salvo.una volta giunti sul posto abbiamo appurato che sul tratto autostradale stava andando a fuoco un pulman turistico.fortunatamente tutti gli occupanti sono rimasti illesi.


lunedì 6 maggio 2013

CHIUSURA ALLA PESCA

CHIUSURA ALL’ATTIVITÀ PISCATORIA DELLA RETE FLUVIALE PROVINCIALE DI CHIETI.

DECRETO  DEL PRESIDENTE N°15 DEL 06/05/2013.

AI SENSI DELL’ART. 15 DELLA L. R. 44/1985 DAL GIORNO 08/05/2013 ALL’11/05/2013, AL FINE DI PERMETTERE AGLI ANIMALI IMMESSI DI PRE-AMBIENTARSI.

E' FATTO OBBLIGO  ALLA POLIZIA PROVINCIALE DI CHIETI E AGLI AGENTI ITTICI VOLONTARI,  DI FARE RISPETTARE IL PERIODO DI CHIUSURA ALLA PESCA. 

RIPOPOLAMENTO TROTE 1° FASE

AL VIA IL RIPOPOLAMENTO ITTICO NELLE ACQUE DELLA PROVINCIA DI CHIETI.

Programma semine trote fario cm. 22/24 -   1° fase.
 
08 MAGGIO 2013 – Uscita  A14 Val di Sangro,  ore 9:00 - Kg. da immettere 665.
Fiume Sangro,  Fiume Verde, Torrente Turcano, Torrente Parello.

09 MAGGIO 2013 – Uscita  A14 Vasto nord,  ore 9:00 -  Kg. da immettere 660.
Fiume Trigno,  Fiume Treste, Fiume Sinello.

10 MAGGIO 2013 – Uscita  A14 Pescara sud – Francavilla al mare,  ore 9:00 - Kg. da immettere 640.
Fiume Foro,  Torrente Arielli, Torrente Alento, Torrente Venna, Torrente Vesola, Fiume Aventino, Torrente Avello.

La fornitura del novellame sarà effettuato alle date e nelle località di sopra indicate dalla ditta ITTICOLTURA  di DI CARLO Mariano di Bussi sul Tirino (Pe), aggiudicataria della gara, e alla presenza  degli Agenti della Polizia Provinciale che assicureranno il controllo.

domenica 5 maggio 2013

INQUINAMENTO FIUME TRIGNO........

Ripartiti i campionamenti sul fiume Trigno, ma la potabilizzazione va avanti
Continuano le incongruenze sul corso d'acqua

Lentella 03/05/2013 Pare proprio che il classico caso all'italiana debba durare ancora per un po'.
Pare, infatti, che siano ricominciati i campionamenti dell'acqua del fiume Trigno per determinarne la classificazione. Tale classificazione stabilirà se l'acqua del Trigno può essere potabilizzata oppure no. Il processo ha la durata di un anno.
Ma, come un cane che si morde la coda, contemporaneamente la potabilizzazione (che dovrebbe appunto essere effettuata a classificazione avvenuta) va avanti. Dai mesi passati, quando furono riscontrate preoccupanti tracce di fenoli, l'approvvigionamento idrico avviene dalla traversa di San Giovanni Lipioni e non più dallo sbarramento di Lentella in località 'Pietra Fracida'.
Niente di strano, visto che nell'ottobre 2012, quando la Direzione Sanità della Regione stabilì (in base ai risultati dell'Arta) la non-classificabilità del Trigno (e quindi l'assenza dei requisiti necessari dell'acqua per essere potabilizzata), la potabilizzazione avveniva già da tempo.
Insomma, in attesa dei nuovi risultati, si persevera.

Leggi "Inquinamento fiume Trigno" del 10.04.2013

ANTIBRACCONAGGIO

(Comunicato stampa)
13 Marzo 2013 CORIGLIANO -
La Tenenza della Guardia di Finanza di Corigliano Calabro, nella notte del 9 marzo, nel corso di un servizio finalizzato alla repressione degli illeciti contro l’ambiente  ed  il territorio, ancora una volta, ha proceduto al sequestro di novellame di sarda (cd bianchetto), nei confronti di un responsabile (in questa occasione, il prodotto sequestrato è pari a 120 chilogrammi).
Le Fiamme Gialle, che da tempo seguivano la vicenda della pesca di frodo, dopo svariati appostamenti ed articolata attività investigativa, hanno proceduto al controllo  di un furgone che transitava sulla S.S. 106, direzione sud, all’interno del quale erano stipate 24 cassette di polistirolo, nelle quali era stato confezionato il novellame.
Il prezioso carico, di cui è vietata ogni forma di pesca e commercializzazione, ha un valore di oltre  2.000,00 euro.
Il servizio condotto è di vitale importanza per la tutela dei consumatori, se si considera che è stato sottratto al consumo finale un prodotto pericoloso per la salute pubblica, privo di  qualsivoglia requisito di tracciabilità.
Il soggetto fermato, tale C.V. di anni 39, è stato denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Rossano, per violazioni al Decreto Legislativo 09 gennaio 2012 nr. 4.
L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economico/finanziaria predisposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza per la prevenzione e la repressione dei reati in materia di ambiente – territorio – pesca e tutela dei consumatori.